martedì 29 marzo 2011

Crodiade [così come la ricordo io] - Day CCCXLI

nonostante la distanza
che costringe a mille pause
non c'è modo che l'assenza
partorisca buone scuse

e per questo te lo dico
dalla terra di albione
caro mio lontano amico
per l'imperdibile occasione

'che la cifra ora è tonda
e per un po' sarem vicini
dopo anni in cui "i ragazzi"
io chiamavo bradi ed affin

da quei tempi in verticale
di equilibri assai precari
che cercavano il finale
costeggiando amici e mari

per le storie ancora appese
dentro cuori mai felici
se non per le braccia tese
che accoglievano gli amici,

ne abbiam' viste noi di vite
a cercar nelle ragazze
tra "diane" e "margherite"
che svegliavano le piazze

quegli sguardi da cui uscivi
dopo averti già sfiorato
con il grido dei redivivi
"canzone' me so innamorato".

ne seguì poi un gran nero
dentro cui si perse la rotta
e per un po' a dire il vero
più che abbracci tra noi fu lotta

ma di quel brutto e triste oblio
questa storia ora non chiede
se fu il tuo oppure il mio
quel che prese e non poi diede

era forse il momento
di capire lì da soli
da che parte era il vento
per lasciar vecchi moli

che ci avevano legato
alla terra ormai sicura
aspettando il dolce afflato
di una fervida paura

con le gambe assai più molli
è tutto il resto nella testa
io tra le nebbia e tu sui colli
siam partiti un giorno e basta.

ora capita ben poco
di sentirci per davvero
ma non è mai il triste gioco
del chi eri e del chi ero

perché un passo per volta
si percorre ancor la via
ed anche se la tua là è molta
un po' meno qui è la mia

ci riporterà un giorno
tre la spiaggia ed il vecchio mare
i "ragazzi" tutt'attorno
ed il tempo ad ascoltare

mentre sale già la luce
quella ciurma lontana
tu chitarra e noi voce
ad urlare "diana".

a.


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