Ovviamente ha chiesto della mia, del mio lavoro ed anche lei non ha resistito ad avere aggiornamenti sull'evoluzione del mio inglese.
È normale. Chi mi incontra, soprattutto chi conosce i miei travagli con questa lingua, vuole conoscerne i miei progressi, soprattutto dopo tanto tempo. In particolar modo la mia famiglia.
Così quando giovedì tornerò in Italia, come
sempre troverò mia madre ad aspettarmi carica di fantasiose
apprensioni sulla vita smodata della metropoli, ansiosa di lanciare
allarmi disperati sul mio stato fisico che a suo dire sarà al limite
della denutrizione e, soprattutto, vogliosa di sapere che finalmente
il suo figlio qualcosa di buono la sta combinando lassù, almeno
quella: imparare l'inglese.
Invece no. l'inglese
non lo sto imparando. Mi sento sempre allo stesso punto; con gli
stessi blocchi e la stessa difficoltà a capire televisione, commessi
e vecchiette alle fermate del bus.
La colpa è mia.
Della mia pigrizia, dei miei vizi, della mia timidezza e della
stanchezza nei confronti di un certo rigore con cui dovrei affrontare
le giornate.
Quando arrivai qua a
Gennaio dell'anno scorso ero carico e motivato. Studiavo con mio
coinquilino e ripetevamo la grammatica ogni giorno. Eravamo arrivati
anche a parlare inglese tra di noi non avendo alternative anglofone
nel flat. Per una serie di eventi tragicomici, terminata con la
telefonata del manager mentre ero al gate per l'imbarco, non ero
riuscito a prendere un lavoro da Pizza Hut e così ero stato costretto a rientrare in attesa di tempi migliori.
Poi qualcosa si è rotto durante quel breve intermezzo italiano e quando sono atterrato di nuovo oltremanica la voglia di integrarmi era stata sostituita da quella di ritrovare un equilibrio, qualunque esso fosse, relegando in secondo piano tutte le altre priorità.
Così mi sono preso il
primo lavoro buono e per 6 mesi ho passato 60 ore a settimana in un
ristorante italiano, dove trascorrevo le giornate a vegetare in
attesa dei 20 clienti settimanali ed a scherzare con il mio chef di Brescia.
Anche le amicizie le ho
trovate tra quelli che potevo capire facilmente e con cui lavorare
per la ricerca della stabilità che avevo perso a casa.
Di conseguenza anche le ragazze. Non avevo voglia di mettermi in gioco, di rischiare figuracce, di sembrare stupido.
Cercavo conferme e sicurezza e per questo mi sono buttato su tutto che che di italiano incontravo.
Di conseguenza anche le ragazze. Non avevo voglia di mettermi in gioco, di rischiare figuracce, di sembrare stupido.
Cercavo conferme e sicurezza e per questo mi sono buttato su tutto che che di italiano incontravo.
Verso la fine dell'anno
scorso, stanco di perdere tempo nel basement di Biagio@Bankside,
mi sono licenziato pronto a buttarmi in un altro lavoro che mi desse
più soldi, più regolarità e qualche chance in più di parlare in
inglese. La prima prova da Spaghetti House era andata bene, ma il
tempo passato in un ristorante non certo da Guida Michelin, ma almeno di media
categoria, aveva generato in me una repulsione verso certe cattive
abitudini delle cucine turistiche: spazi angusti e menù economici.
Non ce la facevo a
servire cibo in quel modo e così abbandonai la strada del cuoco per
guadagnare altrove il Minimun Wage necessario a sopravvivere. Ben presto
però mi resi conto che le mie speranze di sconfiggere con
l'esperienza
maturata, i pregiudizi nei confronti di piercing e barba, che stranamente in questo paese, almeno nell'hospitality sono piuttosto forti, erano vane. Se vuoi
maneggiare food and beverage, che tu sia cameriere, barista o
pizzaiolo, scordati i peli in faccia ed il metallo sul viso.
Per altri tipi di
posti [pub, negozi] non mi sentivo linguisticamente pronto e
qualche curriculum inviato per posizioni più vicine alla mia
formazione [grafico e dintorni] non avevano ricevuto risposta [qua
dopo un anno che sei fuori da un settore iniziano a
considerarti scaduto].
Quindi mi buttai alla ricerca di qualsiasi
lavoro ed incappai nel Marketing Research Interviewer. Interviste in
italiano dalle 08:00 alle 16:00 ad utenze private o professionali per
sondare la soddisfazione relativa a servizi e/o prodotti o
raccogliere opinioni sui medesimi. Paga di 8 pounds all'ora, contro
una media nazionale di 5,93. Ferie quando vuoi. Lavori anche in
mutande e nessuno stress della lingua.
Anche volendo non avrei potuto rifiutare visto che il conto in banca stava sperimentando tutti i limiti dello zero assoluto.
Anche volendo non avrei potuto rifiutare visto che il conto in banca stava sperimentando tutti i limiti dello zero assoluto.
E così furono altri 6 mesi di call center, durante i quali raccolsi un po' di soldi senza alcuno sforzo e
rafforzai la rete di relazioni sociali che ancora mi sostiene.
Lentamente però presi coscienza dei limiti di questa vita e di quelli della mia autostima che mi impediva di azzardare conversazioni con chi non fosse italiano da almeno 3 generazioni.
Per questo cominciai noleggiare film in inglese ed a frequentare un corso di lingua organizzato del council.
Lentamente però presi coscienza dei limiti di questa vita e di quelli della mia autostima che mi impediva di azzardare conversazioni con chi non fosse italiano da almeno 3 generazioni.
Per questo cominciai noleggiare film in inglese ed a frequentare un corso di lingua organizzato del council.
Ma è durato poco e la
pigrizia endemica sommata alla voglia di non passare il tempo libero ad impazzire coi
sottotitoli hanno prevalsero sul bisogno di migliorare la lingua. Visto che comunque la mia socialità rimaneva più che dignitosa. E tornai nel mio mondo.
Comincio a pensare che forse sono troppo
vecchio per ricominciare da capo. Non ho voglia di studiare, di
sembrare scemo mentre cerco una parola che non ricordo, di chiedere
ogni volta “sorry?”.
Ero contento di come
sono nella mia lingua. Ci ho messo tanto per imparare ad usarla ed ora
non ce la faccio a mettere via tutto e ripartire da zero.
Sicuramente sono troppo
distratto per riuscirci in maniera mnemonica. 3 anni di scuole medie, 6 di liceo [ho ripetuto il terzo!], due esami universitari passati con 26 ed un mese di corso intensivo a Dublino inducono a pensare che non sia quella la strada. Dovrei essere
costretto a starci in mezzo a non avere alternative perché se mi
lasci uno spiraglio io mi ci infilo e scappo via.
A peggiorare la
situazione a marzo è arrivato il taglio delle ore al lavoro che mi
ha costretto a trovare un part time. Risposi ad un annuncio per Kitchen
Helper in un pub, sperando così di iniziare a lavorare con qualche
inglese, invece quando dopo un'ora mi chiamarono per l'intervista
dall'altra parte, manco a dirlo, c'era un ligure da vent'anni a
londra. Per cui mi ritrovai, come già scritto, al centro della city,
nella cucina italiana, di un pub italiano.
Che è un po' la
metafora del mio essere enclave ostinatamente muta in territorio
nemico.
E non me ne frega
niente se gli inglesi sono formali ed asociali e le previsioni del
tempo le aggiornano ogni ora.
Vorrei solo poterli capire.
Vorrei solo poterli capire.
Vorrei godere di questo
posto fino a saziarmene come ho fatto a suo tempo con Roma, prima di
farne indigestione.
Non dico che vivrò qui per sempre ma avrei voglia di prenderne finché posso: I musical che durano da 15 anni, i film che escono senza dover aspettare il doppiaggio, i concerti di tutti i musicisti in vita, i festival e quello che neanche ci si immagina.
Non dico che vivrò qui per sempre ma avrei voglia di prenderne finché posso: I musical che durano da 15 anni, i film che escono senza dover aspettare il doppiaggio, i concerti di tutti i musicisti in vita, i festival e quello che neanche ci si immagina.
Ma per questo dovrei
rassegnarmi ad un passo indietro. Abbandonare la settimana
lunerdì-venerdì 11:00-19:00 che ora mi permette di avere un ritmo
normale e godere dei weekend, probabilmente ritornare in qualche
ristorante e decidermi a tirar via i piercing almeno durante il
lavoro.
La barba no, quella non
sono disposto a barattarla.
L'unica consolazione è che mia madre non legge mai questo blog e non sa niente di inglese, così almeno con lei posso fingere di essere davvero fluently.
a.