martedì 7 febbraio 2012

Compilazione 2011 "London Recalling / Il Primo, Il Giusto, Il Sapiente... e Il Gabbiano" - Day DCLVII

Con un po' di ritardo la meno attesa delle raccolte già anticipata da un'esclusivo ascolto per pochi intimi il giorno di capodanno.
Il parto è stato più difficile del previsto e proprio quando avevo perso la speranza di una genitura è lei che mi è venuta incontro.
Mi rendo conto che solo i più raffinati cultori della musica di genere sapranno apprezzare il sottilissimo "filo rosso" che lega assieme le canzoni. Agli altri resterà il puro e semplice piacere di un ascolto di qualità.
Ne approfitto per chiedere a chi le ancora le conservasse, le playlist delle vecchie compilazioni  che io ho perso in mezzo a tutti i traslochi.
Buon ascolto.



Cesare Cremonini - Dicono di me

Bobo Rondelli - Quando non ci sei

Zero Assoluto - Per Dimenticare

 Mariottide - Suicidami

 Luciano Ligabue - Buonanotte all'Italia

 A me ricordi il mare / Otto Ohm ft. Daniele Silvestri

 Jovanotti - Come musica

Max Tortora - Tanta felicità

Mercanti di liquore - Eroe

Zen Circus - Andate tutti affanculo

Luca Carboni - Lampo di vita

Negrita - Fuori controllo

Niccolo Fabi - Un uomo

Cappello a Cilindro - Il vento forte

domenica 5 febbraio 2012

Open letter to a friend - Day DCLV

Qualche giorno fa mi sono ritrovato a parlare su Skype con Tiziano della situazione del lavoro in Italia. Abbiamo opinioni diverse, soprattutto sulle via percorribili per sopravvivere al naufragio in corso. Ne è uscita una chiacchierata lunghissima e faticosa che mi ha lasciato esausto ma appagato come dopo una lunghissima serie di vasche in piscina. Succede ogni volta così perché è una persona che approfondisce moltissimo e non si lascia mai andare a valutazioni semplici o sbilanciate, così sei costretto a seguirlo attentamente e non è sempre facile stargli dietro.
Lui che ha una conoscenza profonda e solida della nostra storia ha seri dubbi sulle strategie di questo governo, mentre io che passo il tempo a traslocare e distruggere relazioni ho cominciato ad esultare già quando hanno bloccato il progetto per il ponte sullo Stretto di Messina. Con le liberalizzazioni poi sono iniziati i cori da stadio.
Tiziano non è radical-chic, né un "girotondino". Secondo me non è neanche uno da galleria de "La Repubblica" con il post-it "No alla legge bavaglio" in bocca per lo scatto con l'i-phone. Forse potrebbe campeggiare sotto San Pietro per un improbabile "Occupy Vatican City" ma dovrei chiederglielo.
Ad ogni modo è un amico importante ed una persona appassionata e sincera. Ama il nostro paese sicuramente più di quanto lo faccia io e nonostante lui e Chiara abbiano dei buoni lavori ed ottime prospettive, perché sono tra quei cervelli rimasti a lottare, "non ci sta" all'idea di assecondare l'agonia culturale, politica ed economica del paese in cui è orgogliosamente deciso di voler restare.
Dopo la telefonata mi ha mandato un link con la lettera aperta che Emiliano Brancaccio, ex studente di Elsa Fornero, ha scritto una lettera aperta all'attuale Ministro del Lavoro e Welfare
chiedendole di riflettere sulla reale efficacia delle precarizzazione nella crescita economica e nella lotta alla disoccupazione.
Ho letto e riletto quel post. Credo anche di aver capito quasi tutto quello che c'è scritto eppure non sapevo cosa rispondere. Non è che non sia vero quello che mi dice Tiziano solo che per come la vedo io non funziona. Sarebbe fantastico, ma non mi sembra sia possibile, almeno da  noi.

A rendermi ancora più indigesta la teoria delle tutele è la mia natura "Atipica". Non ho mai cercato un contratto a tempo determinato o ammortizzatori sociali.
Me ne sono andato dalla Stimacasa senza chiedere buon'uscite, a differenza dei miei colleghi che hanno prima battuto cassa fino a vedersi riconosciuto quello che per loro era un legittimo indennizzo. Io non la vedo così: il contratto a progetto mi dava più soldi e la libertà di investirli come volevo (che poi io ne abbia abusato è un altro discorso...). Non avrei mai potuto avere un mutuo, è vero, ma lo sapevo bene quando accettavo il compromesso.

Questo non per dire che sia giusta la precarietà infinita, ma per provare a spiegare il perché della mia intolleranza verso certe garanzie, che nel nostro paese, dove spesso le persone si relazionano alla alla società con la logica del "tanto lo fanno tutti" o del "se non lo faccio io lo farà qualcun altro", hanno portato alle degenerazioni dell'assenteismo, alle finte malattie, agli scivoli, alle baby pensioni, alla cassa-integrazione straordinaria da 1800 euro al mese per 7 anni, agli ordini blindati, ai baronati, al sindacalismo becero e clientelare. E sto parlando di realtà di cui ho per tutte, una conoscenza diretta e approfondita, molto precedente ai servizi de "Le Iene".
E siccome ho vissuto sulla pelle la crisi del 2001 e del 2008 senza fiatare, ed ho cambiato mille lavori perché ho sempre pensato che se un'azienda è in crisi, e quelle che mi hanno licenziato lo erano in maniera indiscutibile, ed il mio contributo non è più redditizio per i conti, fosse un loro diritto tagliare i rami improduttivi per non essere costrette a chiudere del tutto, non vedo perché non debbano farlo gli altri.
Sono scettico perché "in un altro paese", se un dipendente serve all'azienda non viene licenziato alla leggera. Ha un valore in sapere e formazione che un normale imprenditore non vuole disperdere per non essere costretto ad investire di nuovo.
Se il lavoratore viene comunque licenziato ma vale davvero non ha difficoltà a ricollocarsi. E se le trova allora si sposta, come fanno i ragazzi del sud da una vita e non ha 30 ma a 18 anni, appena finite le superiori per cercare di allontanarsi dalla parte dello stivale che affonda. E se finisce il nord verso cui scappare o se uno non vuole emigrare, si mette a fare l'imprenditore, così può assumere chi vuole e come vuole. E se anche questo non funziona, e se alla fine non c'è più lavoro vuol dire che questa Era è finita. Come sono già finiti i faraoni in Egitto, l'Impero Romano, i Comuni e le grandi dinastie del'800 finirà anche l'epoca del Consumismo.
Mi rendo conto che questo discorso non è proprio lineare e che avrei dovuto cucire meglio alcuni pezzi, ma sono sono sicuro che Tiziano che mi vuole bene e conosce la mia passionalità [e pure i miei limiti] avrà capito cosa intendo nonostante i miei tentativi di mettermi in ridicolo.

Però non è vero che penso che si rubi solo in Italia e che il Regno Unito sia la patria degli onesti faticatori e dei contribuenti entusiasti.

La differenza è che da noi l'illegalità si chiama Costume, qua Malcostume.