venerdì 30 aprile 2010

The Chef test! - Day IX

Passaggio rapido per aggiornare sul rapidissimo evolvere degli eventi. Ieri mattina, dopo una notte di Bear Storming, ho deciso di andare da Zuccato per confermare lamia disponibilità ad un trial che dovrei sostenere domenica mattina. Il condizionale è doveroso perché toranto a casa mi sono gettato a testa bassa nella ricerca di un'alternativa che potesse salvarmi almeno la barba. Ho studiato a fondo il sito di Gumtree, rispondendo a tutte le inserzioni possibili ed inserendo anche un mio annuncio in cui mi offrivo come Aiuto Pizzaiolo. dopo di che ha chiamato il moi amico Andrea invitandomi a una birra in centro e mi sono avviato carico di pensieri.


Due birre sono servite a mandarne via parecchi ma ogni volta che mi passavo la mano sul mento sentivo un brivido ruvido di precoce nostalgia. Insofferente l'idea di una rivoluzione estetica ho deciso allora di tornare a casa per continuare a seminare speranze in rete. Ad aspettarmi nella casella di posta c'era il messaggio di Sergio, cuoco del ristorante italiano vicino il London Bridge Biagio@Bankside dell'omonimo gruppo
Stava cercando un aiuto chef e voleva incontrarmi per una chiacchierata. Il tempo di richiamarlo ed ero già in metro alla volta dell'ennesima possibilità. La ricerca del posto ha impiegato il doppio del tempo previsto ma per le 8 ero già seduto a parlare con Michele, l'altro chef di tutto quello che non sapevo fare in cucina. Lui è stato molto comprensivo, ribadendo più di una volta che cercava solo impegno e voglia di imparare.


Quella non mi manca di certo, soprattutto in un momento come questo. In cambio garantiva rispetto per la mia barba ed il mio piercing. Coì tra due minuti usciròdi casa per recarmi alla prima vera prova del "London Recalling". Ci sentiamo al mio ritorno. a.

mercoledì 28 aprile 2010

To bear or not to beard - Day VII

Oggi finalmente giornata di colloqui promettenti. Il primo fissato per le 9.00 Deep Blu Subs panineria di Vauxhall dall'altra parte della città ma molto ben collegata, per cui è bastato alzarsi alle 7.00 per avere tutto il tempo di farmi doccia e barba, sistemare la stanza per renderla presentabile al roomate in arrivo da Torino, fumarsi mezza sigaretta e sbagliare un paio di uscite dell'underground una volta arrivato là.

Night life

Il posto nuovissimo pieno di giallo e di blu in uno stile laccatamente americano è una rientranza ricavata scavando uno degli archi cechi del ponte che scavalca la fermata della metro. Si affaccia su una strada trafficatissima e rumorosa che mi ha ricordato subito il negozio Buffetti di via Tor de' Schiavi e che rendeva impossibile capire il barbuto e corpulento Chris, calvo e rosso così come il collega che mi ha accolto all'entrata. Entrambi possibili esponenti di quella comunità gay detta Bears - Ursina [vedi wiki].
Chiudendo la porta l'isolamento audio è notevolmente migliorato, così che Chris ha potuto tranquillamente abbassare di un ottava la tonalità della sua voce diventando incomprensibile. Dopo una quindicina di: Kul iù ripit pliis? sono riuscito a capire cosa offrivano: Friday and Saturday from 8 PM to 5 AM 6,50 Pound per hour. Forse anche la domenica. Magari poi arriva qualcos'altro ma per il momento le loro esigenze sono notturne perché la zona nei week end è frequentata da molta gente che resta in giro fino a mattina rimbalzando tra un locale e l'altro in preda ai morsi della fame chimica.
In pratica interpretazione British dello Zozzone, il nome romano dei paninari nei furgoncini che restano aperti tutta la notte nei fine settimana nei pressi delle zone più frequentate.
La paga non è eccezionale per un nightshift, però data l'ampiezza di vedute di Chris potrei tenere piercing, orecchini, barba e anche un'enorme parruca da luna se lo volessi. Il fine settimana sarebbe perso definitivamente, ammesso di riuscire a dormire di giorno, evento per me davvero inedito. Considerando poi che di solito le persone che conosco lavorano dal lunedì al venerdì rischio di cominciare anche io a drogarmi per la solitudine ed a spendere tutti i soldi al Deep Blu Subs.
Certo nel frattempo lavorerei sull'inglese e potrei cercarmi un altro posto e poi forse davvero col tempo mi darebbero avere qualche turno in più. MI hanno concesso un giorno per pensarci.


Deep Black Soho
Finito con Chris erano appena le 9.30 ma il le ore davanti non mi spaventavano visto che avevo le 50 copie di cv da volantinare, per cui ho trascorso la mattinata a incrociare dentro quel delirio labirintico che è Soho, arrembando ogni ristorante, caffé e bar che trovavo aperto al grido di Chen ai liv mai sivvì? e ce ne sono davvero una quantità nauseante.
Come potete immagianare due ore dopo avevo totalemte perso il controllo della situazione. Non solo avevo rimosso locali e strade battute il giorno precedente ma anche quelli della mattina prima. Così per due volte mi sono ritrovato davanti facce perplesse che mi salutavano spiegandomi che già avevo portato loro il mio curriculum da cestinare, ma che se proprio insistevo potevo dargliene un altro.
Al trentesimo curriculum potevo ritenermi soddisfatto e mi sono avviato a casa in attesa del roomate da torino e della seconda intervista.

Waiting for a waiter
In realtà il colloquio delle avrei dovuto sostenerlo già ieri, soltanto che quando sono arrivato al ristorante ho trovato tutti in agitazione per qualcosa che doveva essere capitato al sistema d'allarme perché c'era un ragazzone della sicurezza con tanto di walkie-talkie che per mezz'ora ha provato a spiegare al manager cosa era successo indicando vari punti nel quadro elettrico. Evidentemente frustrato dalla situazione il Capodeicapi si è scagliato contro quella che ho scoperto solo oggi essere la shift manager [la responsabile del turno] così che dopo mezz'ora che studiavo il menù ho chiesto al cameriere che nel caso sarei potuto ripassare oggi e lui ha confermato la bontà della mia iniziativa salutandomi.
Quindi alle 6, dopo aver dato a Beppe di Torino il tempo di riprendersi dalla constatazione imprevista che avrebbe condiviso una doppia, sono tornato da Zuccato per un nuovo tentativo: Stavolta non ci sono stati imprevisti. La ragazza maltrattata ieri è stata con me gentile e comprensiva ma irremovibile nella richiesta di tagliarmi la barba per poter effettuare una prova.
A questo punto mi sono preso un giorno di tempo per decidere. La barba la porto da 5 anni ininterrotti (se si esclude un breve episodio a scopo dimostrativo) e mi pesa davvero l'idea di farne a meno. Certo che è una delle principali richieste nella stragrande maggioranza dei locali qua a Londra e mi sta creando non pochi problemi. Le condizioni economiche non sono eccezionali. La paga non è ad ore ma a turni, 30 pound scarsi per 7/8 shifts. In più non ho la certezza di essere preso.
Entro domani dovrò sciogliere le riserve e comunicare la mia decisione. Vado a cercarmi un teschio.

a.

"Now it's very quiet!" - Day VI

La resa dei Conti
Ieri mattina avevo un conto da saldare con i Recruitment Center dopo i giri a vuoto di venerdì. Caffé Nero e Spaghetti House mi aspettavano per offrirmi lavoro, soldi e una vita londinese finalmente appagante. Per questo, e soprattutto per l'insonnia senile che ormai cresce con incrementi secondi solo a quelli dei capelli bianchi, alle 7:30 ero già lì a cercare di leggere senza occhiali il display del cellulare. Il piano era di arrivare a Covent Garden
per le 10:30, mezz'ora dopo cioè l'apertura dell'ufficio, perché come direbbe Romano: “Il ritardo è di classe”.
Caffè amaro
Avevo quindi tutta la tranquillità per prepararmi con calma. Ero talmente in anticipo che ritrovarsi a correre per non trovare tutto chiuso è stato facilissimo, tanto che ho dovuto aspettare un paio di minuti prima di entrare per recuperare un ritmo sinusale decente perché la tachicardia direbbe Romano, non per niente di classe. Tornato ad uno stato accettabile ero pronto ad affrontare finalmente il mio destino, ma la porta si è aperta ancor prima che potessi afferrare la maniglia, restituendo gli avanzi malconci di un ragazzo, troppo malinconico per non essere italiano, con in pugno un cv uscito distrutto dal colloquio appena sostenuto. Per fortuna la manager mi aveva intravisto così non sono potuto scappare a consolare il mio collega. Toccava a me. Con le interviste a Londra mi capita il contrario di quello che mi succede in Italia per la maggior parte del tempo: mi ricordo tutto. La tipa di Caffé Nero l'avevo registratata. Viso, espressioni, colore dei capelli. Anche il cattivo accento maccheronico mi era rimasto impresso. Sono quasi pronto a scommettere che indossasse la stessa camicetta. Per lei ovviamente ero poco più che un primate col pollice opponibile ed infatti, senza alzare lo sguardo dal mio curriculum,
ha ripetuto le stesse identiche domande di due mesi fa. Anche queste le ricordavo bene tanto che in un impeto di audace entusiasmo mi sono preso la libertà di anticipare una risposta.
“Suiss Cotte'”
Lei probabilmente spiazzata dall'intraprendenza dell'esemplare di anello mancante che si trovava davanti ha sollevato di venti gradi lo sguardo infastidita.
“Sorry?!”
“Sviss Cottasc”
“I didn't understand...”
“De closest tub' stescio niar mai accomodescio its Swisc Kottesg”
A quel punto, trattenendo una furia sanguinaria solo per evitarsi le rogne che Greenpeace le avrebbe procurato se mi avesse conficcato le penna in un fianco, mi ha gentilmente chiesto di mostrarle la posizione della fermata sull'enorme mappa della metro appesa al muro dietro di me. Dopo aver vagato col dito tra Heatrow e Greenwich ho appuntato dritto all'obiettivo scostandomi un poco per mostrarle i progressi dell'evoluzione Darwiniana.
“Ah! Swiss Cottage?!”. Perché io che avevo detto?!
Dopo di che ha iniziato un lungo discorso sulla crisi che a me sembrava Alberto Sordi quando fa l'americano in cui ho colto solo la parola quiet, chiudendo con un malcelato ghigno di piacere sulla frase: We'll call you back.
Non potevo aggiungere molto. “All right!”.

In realtà io puntavo su Spaghetti House nella speranza che Deborah fosse ancora al suo posto e magari con un budget maggiore per le spese personali. Ad accogliermi ho trovato lo stesso baffo indolente dell'altra settimana, già sfinito dal lavoro alle 11 di mattina. Stavolta esanime si è limitato a guardare in direzione delle scale per indicarmi la strada. Di sopra c'era solo una ragazza in attesa del suo turno, che mi ha rassicurato sulla presenza della manager. Non era 
Deborah purtroppo, anche perché lei sarà stata allontanata dalla società per finte fatturazioni, ma una professionale intervistatrice che parlava in inglese e che incredibilmente è riuscita a capire quello che dicevo anche quando invece che “Lettera di referenza” Reference Letter ho detto Referee Letter. Letteralmente “Lettera dell'arbitro”! Fino a quel momento ero stato corretto per cui mi ha solo ammonito dopo di che ha iniziato un lungo discorso sulla crisi in cui ho colto solo la parola Very Quiet. Dovevo comunque esserele sembrato particolarmente disperato perché ha addolcito il solito We'll call you back con una rassicurante considerazione sul tempo che migliorava...

Step by Step
Era ora che cominciassi a cercare lavoro sul serio curriculum alla mano. La nota più positiva della giornata è stato constatare che l'ufficio vicino Holborn che si vantava su Google di essere Probably London's cheapest photocopy shop esiste davvero, anche se per un attimo ho temuto di essermi imbattuto in qualche sede occulta del MI6, lo stravagante servizio segreto di Sua Maestà la Regina famoso pe i film di 007 e per mettere online la pagina per la ricerca del personale! [www.sis.gov.uk/output/careers-1.html]. A parte la porta blindata in un vicolo deserto [e se credete che sto romanzando guardatevi lo streetview] aperta a distanza, l'ascensore con le porte a maglia tipo montacarichi e l'infinita seri di corridoi percorsa il brivido è valso il risultato. con 2 Pound e 99 mi sono portato a casa 100! fotocopie contro le 20 della settimana prima a 4 pound! Nell'ufficio, circondato da una serie di fotocopiatrici vecchissime c'era solo questo tipo con la faccia da spia russa passata al nemico, che trascurando le mie rassicurazioni sulla relativa importanza del contrasto, continuava a guardare le fotocopie in controluce, manco fossero banconote false da 1 milione di pound. E giuro che ne ha provate almeno una mezza dozzina prima di mandare alle stampe quella buona.
Quel che rimaneva della mattina l'ho passato a distribuire una decina di curriculum a Soho con risultati che hanno oscillato dal sorriso irresistibile di una commesso in una focacceria al grugnito di un cameriere dell'est dentro Pizzeria Italiana.
Comincio a dubitare del porta a porta, non conosco nessuno che abbia trovato lavoro così. certo che però ora questi 50 curriculum devo usarli in qualche modo per cui si camminerà ancora parecchio sperando nella sorte. Che non dico debba essere buona ma almeno “Normale”.
Dopo che ho pagato il rinnovo del dominio la casella di posta ha ricominciato a funzionare regolarmente recapitandomi direttamente da gumtree.com un tentativo di truffa che per poco non mi fregava. Evidentemente quel settore non è mai quiet.

a.




domenica 25 aprile 2010

Mezza giornata - Day III

Proactitude
Stavolta ho deciso di far finta di niente. che va tutto bene: il lavoro si troverà. in poco tempo, una sistemazione adatta pure e tra poco avrò uno zoccolo duro di amicizie fidate e rassicuranti.
Perché stavolta è diverso. la storia non si ripete mai nella stessa maniera come l'acqua del fiume che nella quale ci immergiamo, o almeno dovremmo, almeno così Eraclito diventerebbe un po' più semplice per tutti.

Time to move
Quindi come potete capire sono abbracciato da uno spirito completamente nuovo: ottimista come il becco aperto di un pulcino nel suo nido. lo scrivevo giusto ieri alla mia amica chiara per descriverle il senso di positività che mi avvolgeva prima di uscire per un giro nei recruitment center [perdonatemi qualche concessione alla terra che mi ospita, di tanto in tanto] di alcune grandi compagnie. Sentivo che sarebbe stata una giornata memorabile ed il sole che aveva trafitto la mia tipica finestra inglese senza imposte alle 6 del mattino ne era una prova: tre giorni di sereno su tre non possono essere una coincidenza.
Preso da tutti questi segnali di buon auspicio sulla metro ho finito per distrarmi più del dovuto, tornando in me solo un paio di fermate oltre Covent Garden, che avevo decretato fosse il punto più comodo per raggiungere la zona in cui dovevo muovermi inizialmente, Covent Garden appunto, dove si trovano gli uffici per la selezione del personale di Caffé Nero [compagnia di bar-caffé] e Spaghetti House [ristoranti-pizzerie].
Accortomi dell'errore ho iniziato a studiare la mappa di quella linea dell'Underground, la Northern, che è un po' più complicata delle altre in in quanto presenta una biforcazione all'inizio ed alla fine della tratta, cosi che i treni non hanno sempre gli stessi capolinea. Il problema però non era quello perché Covent Garden doveva trovarsi nella parte a percorso comune. la questione era che la Northern Line non è mai passata a Covent Garden!
A quel punto erano già tre quarti d'ora che vagavo nel sottosuolo londinese, a fronte di un tempo stimato di circa 25 minuti. per fortuna non avevo appuntamenti precisi, però volevo sbrigarmi e così in un paio di cambi risoluti sono riuscito a conquistare la superficie. potevo finalmente mettermi in moto.

Caffé Nero
Mentre stavo avviandomi all'Head office di Caffé Nero uno scrupolo inatteso mi ha consigliato di controllare la voluminosa documentazione che mi trascinavo dietro dall'alba, perché a pensarci bene, dopo la distribuzione del giorno precedente non dovevano essermi rimasti tutti quei curricula che il peso della borsa invece sembrava suggerire; in effetti non sbagliavo e solo uno era utilizzabile. Gli altri dieci contenevano una versione precedente in cui la mano pesante dell'autore non era ancora intervenuta per rimpolpare le esperienze nella ristorazione con dati che, se non proprio veri, erano almeno verosimili.
Voglio dire: è vero che due anni fa non lavoravo nei week end in un posto del Pigneto che si chiama Oblomov. Però un locale con quel nome esiste davvero e ci sono andato spesso fin dall'inaugurazione. e magari non ho mai preparato la pizza col mio amico Mustapha. però qualche volta lo ho aiutato al banco quando mancava Amedeo. Ad ogni modo mi servivano delle altre copie visto che una l'avrei dovuta consegnare alla manager per il colloquio.
L'unico posto in zona che conoscevo è un internet point già utilizzato in passato per lo stesso motivo e che naturalmente si trova al capo opposto di quella strada. Poco male, il sole ancora splendeva e cominciava pure a fare caldo visto che era quasi mezzogiorno. Con 4 pound mi sono ritrovato dieci curriculum [20p a pagina] e la tranquillità per volantinarli ovunque.
Ero ancora pieno di entusiasmo e neanche trovare sprangata la porta dell'ufficio di Caffè Nero ha potuto spegnerlo. mica era facile prevederne l'apertura solo fino a mercoledì, ci riproverò la settimana prossima intanto mi aspettava Spaghetti House con cui avevo avuto una singolare esperienza durante il primo tentativo di espatrio a gennaio.

Job with Benefits
In quell'occasione ero andato preparato a sostenere un'intervista serrata con una responsabile descritta da chi ci era passato come dura ed esigente. Per questo avevo ripassato verbi modali e present continuos, rasato la barba al minimo ed indossata l'espressione migliore. Arrivato la manager, che per motivi di privacy chiameremo Deborah, dopo aver ammiccato in italiano al mio sorriso in inglese, si era in un primo momento molto dispiaciuta per la mancanza di vacancies a causa del momento quiet, poi guardandomi meglio aveva iniziato a giocare con una ciocca di capelli chiedendomi che tipo esperienze avessi [sorriso distratto]; perché si stava avvicinando San Valentino [sorriso imbarazzato]; e forse potevo tornarle utile in qualche modo [sorriso languido]. A quel punto aveva preso il cellulare e mentre io ero pronto a darle il mio numero lei si era messa in contatto con Gaetano, chef sardo del ristorante di Shepherd's Bush ed io nel giro di mezz'ora ero là con lui che fumava Marlboro una dietro l'altra mentre io gli spiegavo il perché io ho sempre preferito il mattarello [sorriso preoccupato]. 
La prova sul campo e nel forno che ne era seguita mi aveva indotto ad un moderato ottimismo. A dire il vero avevo spianato 8 pizze ed infornata appena una per manifesta mancanza di clienti. Per farmi onore ero riuscito comunque a dimenticare l'olio nel condimento dell'unica focaccia che avevo preparato ed i cui ingredienti sono rosmarino ed appunto olio, ma avevo imputato la distrazione allo stress per la lingua. nel senso che erano tutti italiani che parlavano italiano ed io non me l'aspettavo.
Comunque Gaetano mi era sembrato appagato e nel giro di un'ora mi aveva spedito a casa dicendomi che in entrambi i casi, che avessero avuto bisogno di personale o meno, in un paio di giorni mi avrebbero contattato. Tra l'altro non citava la mia prova come se tutto dipendesse da esigenze della compagnia e non da mia incompatibilità. mi sentivo a cavallo, 
Deborah aveva detto che si stava avvicinando San Valentino e qualche braccia in più sarebbe servita sicuramente.
Montava in me un'incontenibile buonumore. Tornai a casa con la voglia di offrire da bere a tutti ma non c'era nessuno perché gli altri avevano da un pezzo un lavoro fisso, così brindai da solo e rimasi in attesa della mail con allegata la lettera d'assunzione.
Il giorno invece passò senza notizie e quello successivo anche. nel frattempo cercavo senza convinzione eventuali alternative anche se ero sicuro che avrei ricevuto presto buone notizie.
Il terzo giorno mi inviai una decina di mail da indirizzi creati apposta e me ne feci mandare altrettante da miei amici per rassicurarmi che la casella funzionasse. Funzionava! E così pure il telefono che squillava regolarmente ad ogni chiamata di prova.
Il giorno 4 decisi di rompere gli indugi e preoccupato da un possibile smarrimento dei miei dati mandai una mail piena di precauzione ad un indirizzo trovato sul sito della compagnia. In meno di un'ora arrivò il messaggio di risposta. Finalmente! Forse avevano davvero perso i miei riferimenti. Non mi importava. da lì a poco avrei iniziato a lavorare. Anche io avrei potuto guardare le partite del campionato di Serie A nelle pizzerie di Soho; comprare improbabili a Camden Town; magari anche frequentare per un mese e poi abbandonare la Callhan School. Insomma! Essere sentirmi un vero italiano a Londra!
Purtroppo la mail, a parte le scuse ed i ringraziamenti non raccontava niente di buono. Non c'era un posto per me, non avevano più urgenze. Nonostante quello che aveva promesso Diana. La situazione “era cambiata”... o forse semplicemente lei non era riuscita a farmi mettere sulla sua nota spese [sorriso deluso].

Play it again!
L'ufficio centrale di Spaghetti House si trova a 200 metri in linea d'aria da quello di Caffé Nero. Sapevo per la storia dei sorrisi che era meglio farsi trovare lì prima delle 11.00. Nonostante i contrattempi
erano le 10.30; avevo un buon margine e lo spirito giusto. Sorridevo come il becco di un pulcino nel nido che vede la mamma volare verso di lui. Qualcosa però era cambiato da quel giorno di gennaio e forse durante le pulizie di pasqua avevano spostato le strade dimenticando di rimetterle a posto.
Qualunque fosse la spiegazione non riuscivo più a trovare quel posto. Eppure era lì. insomma là intorno. Sembravano esserci solo solo due vie, Bedford street e Bedfordbury che continuavo a ritrovarmi davanti ad ogni svolta. Ero prigioniero di un una zeppa linguistica. Era evidente che qualcuno doveva aver fatto confusione con i cartelli. Quando mi è apparsa davanti la stazione Charing Cross ho deciso che era troppo. Sono tornato esattamente al punto di partenza e simulando noncuranza ho finto di essere appena arrivato e di conoscere perfettamente la strada. Incredibile ma ha funzionato, o quasi. Sono servite solo altro due o tre correzioni per raggiungere l'obbiettivo. Purtroppo Diana non c'era ed al suo posto mi si è parato un baffuto cameriere stile anni '70 che a risposto con una smorfia in italiano alla mia perplessità in inglese. La manager ancora non era arrivata ma potevo salire al piano di sopra ed aspettarla lì. Conoscevo già la strada quindi l'ho dispensato in italiano dall'accompagnarmi e lui si è compiaciuto in inglese per le scale evitate e mi ha lasciato salire.
Quello che un paio di mesi prima era una sala tanto silenziosa e vuota da indurre tutta una teoria di sorrisi malintesi si era trasformata con il cambio d'ora nell'assolata anticamera affollatissima di un provino a X-Factor. I tavoli erano animati da postadolescenti eccitati che si scambiavano dritte per manipolare i curricula o non pagare i mezzi di trasporto.
Come capita sempre in queste situazioni ho scelto un basso profilo sedendomi con eleganza e chiedendo garbatamente spiegazioni su quell'adunanza imprevista. “'A menàge nun'è arivata, ma se c hai er celllulare carica 'a chiamamo”. a rispondere era un ragazzone tanto enorme quanto romano di cui non conosceremo mai il nome, ma che sembrava piuttosto spazientito dalla lunga attesa. Ma la mia curiosità non temeva la sua l'ira funesta: “Perdonami, come fai ad avere il numero della manager?”. E lui stupito da tanta ingenuità: “Ma mica
c ho r'nummero daa menàgge! Chiamo l'ufficio che staa su internet'” Intanto metà dei convenuti un po' stanchezza ed un po' per paura del mio nuovo amico, aveva deciso di rinunciare. Io invece ero deciso a far ragionare il mio interlocutore: “Scusami ancora, ma non credo che le nostre insistenze possano cambiare qualcosa”. E lui giustamente con meno prosa ma più senso pratico: “Ma io vojo solo famme di' si vvie', sinnò saannamo!”. Non faceva un piega tanto che ero sul punto di riconoscere la logica inattaccabile delle sue argomentazioni, premiandolo con la concessione del mio credito telefonico quando i baffi del cameriere sì sono affacciati da metà delle scale per avvertirci che per quel giorno non se ne sarebbe fatto nulla. Sicuramente l'avremmo trovata lunedì. Così mentre il Pélide faceva sentire le sue rimostranze: “Ma porc...”. Inutilmente moderato da Rodolfo, parrucchiere di Tony&Guy alla ricerca di uno stipendio qualsiasi, ho ripiegato la mia espressione da seduttore possibilista ed insieme siamo usciti per un rapido debriefing: l'aspirante hairstylist era intenzionato a girare per ristoranti della zona lasciando curricula anche se qualcuno aveva le idee chiare in proposito: “I ristoranti ee pizzerie quan'ntorno me li so' fatti tutti. Nuje serve nessuno”. Io invece avrei puntato dritto su Pret a Manger, catena di sandwich-caffè glamour e fashion, ma il nostro omerico compagno aveva una parola di sconforto anche per me: “C'è so' stato. manco 'rcurriculu jò potuto lascia'”. A me sembrava francamente strano perché a Gennaio ero stato anche lì e la procedura all'epoca mi sembrava diversa: “Possibile?! E non ti hanno fatto compilare l'application form?”. sembrava proprio così: “Noo, noo, noo. Niente applichescio fòr. M'hanno mannato via”. Non mi sembrava vero: “Ma sei stato al recruitment center che si trova a...” - “Sì staa Chenninton, Chenninston...”. ed io: “Victoria Station?!” - “Sì bravo Vittoria Stescio”... Era proprio giunto il momento di salutarci.

We'll call you back
Segretamente invece speravo che da Pret a Manger qualcosa fosse cambiato nelle tecniche di selezione che all'epoca mi erano sembrate un po' spicciole. Evidentemente a loro sembrava una metodologia vincente e quindi per la seconda volta in tre mesi ho compilato quel famoso application form, che viste le dimensioni della compagnia, sarà frutto degli studi di psicologi del lavoro incrociati con quelli dei responsabili del personale. 7 domande in cui ti chiedono:

- Nome e Cognome: Andrea Canzonetta
- La fermata della
metropolitana più vicina alla mia abitazione: Swiss Cottage.
- Durata del soggiorno a Londra: Indefinita
- Perché Pret a Manger [due righe]: perché è glamour, fashion e punta sulle persone [questa in effetti è quella che mi ha impegnato di più]
- Esperienze di lavoro [due righe]: pizzerie e ristoranti.
- Stai frequentando un corso di lingua? no.
- Se sì: che orari ti impegna; sono flessibili; quando finirà; quale è la fermata della metro più vicina alla tua scuola...

Ovviamente non avendo ancora iniziato alcun corso di lingua non ho potuto rispondere a tutte queste domande, anche se mi sono servite a capire che per i londinesi la storia delle fermate della metro è piuttosto seria. Ben più, che ne so, dell'età, che non mi hanno chiesto o del livello di inglese o magari della nazionalità. A loro non interessano questi dettagli, sono molto attenti alla privacy e non vogliono giudicarti per un idioma. Però con la tube non scherzano proprio. Magari, ho pensato, nasconde una valenza politica? Forse ci sono fermate Labour ed altre Conservative? e Swiss Cottage è di destra o di sinistra? [Nick Clegg sicuro che va in autobus]. Perché sarebbe un peccato essere scartato per una leggerezza simile, mi sarei dovuto informare per tempo. Poi vicino al mio flat c'è anche la stazione di Finchley Road, dove tra l'altro passano ben due linee. Mi sa che avrei dovuto scrivere quella.
A parte questo piccolo rammarico ero piuttosto soddisfatto e ottimista. Ho riconsegnato il modulo alla segretaria, la quale dopo avermi cortesemente informato sulla procedura di selezione, We'll call you back if you like, lo ha usato come base per bastione di applichescio fòrche le arrivava fino al mento e sulla quale spiccava una merlatura di polvere alta un paio di centimetri che ottimisticamente ho deciso di ignorare, perché gli inglesi fanno tutto al contrario ed anche le pile di documenti cominceranno a controllarle dal basso. Avevo lo spirito giusto e neanche il constatare a metà giornata che non avevo concluso aveva incrinato la mia fede verso un futuro radioso il pulcino in me ancora reclamava la sua parte di vita. Era tempo di tornare a casa per dedicarsi agli annunci online.

Out of work
Una volta rientrato mi sono diretto gioioso verso il computer con la voglia di scoprire se i curricula inviati nei giorni precedenti avesse incuriosito qualcuno. Non avevo mail di risposta ma poco male ero comunque pronto a spulciarmi con calma il sito di Gumtree, ma prima volevo leggere le altre mail arrivate. Un in particolare era di Federico un ragazzo siciliano che avevo contattato per una stanza. Mi diceva che il mio sito era irraggiungibile ad un paio di giorni e aveva dovuto usare un'altro indirizzo per mandarmi la risposta.
Com'era possibile? Per quale motivo il mi domnio doveva essere offline? La rispostaera nella mail immediatamente precedente a quella di federico. Il manteiner del mio spazio web Aruba mi comunicava che avevo dimenticato di rinnovarlo e per questo mi bloccavano l'accesso fino al pagamento della rata del 2010. Le verifiche incrociate stavolta non lasciavano scampo. La casella di posta elettronica non funzionava da due giorni durante i quali avevo risposto ad una ventina di annunci di lavoro che a quel punto naufragavano senza rotta nel mare virtuale delle mail non consegnate.
mi si richiuse il becco.

a.