domenica 25 aprile 2010

Mezza giornata - Day III

Proactitude
Stavolta ho deciso di far finta di niente. che va tutto bene: il lavoro si troverà. in poco tempo, una sistemazione adatta pure e tra poco avrò uno zoccolo duro di amicizie fidate e rassicuranti.
Perché stavolta è diverso. la storia non si ripete mai nella stessa maniera come l'acqua del fiume che nella quale ci immergiamo, o almeno dovremmo, almeno così Eraclito diventerebbe un po' più semplice per tutti.

Time to move
Quindi come potete capire sono abbracciato da uno spirito completamente nuovo: ottimista come il becco aperto di un pulcino nel suo nido. lo scrivevo giusto ieri alla mia amica chiara per descriverle il senso di positività che mi avvolgeva prima di uscire per un giro nei recruitment center [perdonatemi qualche concessione alla terra che mi ospita, di tanto in tanto] di alcune grandi compagnie. Sentivo che sarebbe stata una giornata memorabile ed il sole che aveva trafitto la mia tipica finestra inglese senza imposte alle 6 del mattino ne era una prova: tre giorni di sereno su tre non possono essere una coincidenza.
Preso da tutti questi segnali di buon auspicio sulla metro ho finito per distrarmi più del dovuto, tornando in me solo un paio di fermate oltre Covent Garden, che avevo decretato fosse il punto più comodo per raggiungere la zona in cui dovevo muovermi inizialmente, Covent Garden appunto, dove si trovano gli uffici per la selezione del personale di Caffé Nero [compagnia di bar-caffé] e Spaghetti House [ristoranti-pizzerie].
Accortomi dell'errore ho iniziato a studiare la mappa di quella linea dell'Underground, la Northern, che è un po' più complicata delle altre in in quanto presenta una biforcazione all'inizio ed alla fine della tratta, cosi che i treni non hanno sempre gli stessi capolinea. Il problema però non era quello perché Covent Garden doveva trovarsi nella parte a percorso comune. la questione era che la Northern Line non è mai passata a Covent Garden!
A quel punto erano già tre quarti d'ora che vagavo nel sottosuolo londinese, a fronte di un tempo stimato di circa 25 minuti. per fortuna non avevo appuntamenti precisi, però volevo sbrigarmi e così in un paio di cambi risoluti sono riuscito a conquistare la superficie. potevo finalmente mettermi in moto.

Caffé Nero
Mentre stavo avviandomi all'Head office di Caffé Nero uno scrupolo inatteso mi ha consigliato di controllare la voluminosa documentazione che mi trascinavo dietro dall'alba, perché a pensarci bene, dopo la distribuzione del giorno precedente non dovevano essermi rimasti tutti quei curricula che il peso della borsa invece sembrava suggerire; in effetti non sbagliavo e solo uno era utilizzabile. Gli altri dieci contenevano una versione precedente in cui la mano pesante dell'autore non era ancora intervenuta per rimpolpare le esperienze nella ristorazione con dati che, se non proprio veri, erano almeno verosimili.
Voglio dire: è vero che due anni fa non lavoravo nei week end in un posto del Pigneto che si chiama Oblomov. Però un locale con quel nome esiste davvero e ci sono andato spesso fin dall'inaugurazione. e magari non ho mai preparato la pizza col mio amico Mustapha. però qualche volta lo ho aiutato al banco quando mancava Amedeo. Ad ogni modo mi servivano delle altre copie visto che una l'avrei dovuta consegnare alla manager per il colloquio.
L'unico posto in zona che conoscevo è un internet point già utilizzato in passato per lo stesso motivo e che naturalmente si trova al capo opposto di quella strada. Poco male, il sole ancora splendeva e cominciava pure a fare caldo visto che era quasi mezzogiorno. Con 4 pound mi sono ritrovato dieci curriculum [20p a pagina] e la tranquillità per volantinarli ovunque.
Ero ancora pieno di entusiasmo e neanche trovare sprangata la porta dell'ufficio di Caffè Nero ha potuto spegnerlo. mica era facile prevederne l'apertura solo fino a mercoledì, ci riproverò la settimana prossima intanto mi aspettava Spaghetti House con cui avevo avuto una singolare esperienza durante il primo tentativo di espatrio a gennaio.

Job with Benefits
In quell'occasione ero andato preparato a sostenere un'intervista serrata con una responsabile descritta da chi ci era passato come dura ed esigente. Per questo avevo ripassato verbi modali e present continuos, rasato la barba al minimo ed indossata l'espressione migliore. Arrivato la manager, che per motivi di privacy chiameremo Deborah, dopo aver ammiccato in italiano al mio sorriso in inglese, si era in un primo momento molto dispiaciuta per la mancanza di vacancies a causa del momento quiet, poi guardandomi meglio aveva iniziato a giocare con una ciocca di capelli chiedendomi che tipo esperienze avessi [sorriso distratto]; perché si stava avvicinando San Valentino [sorriso imbarazzato]; e forse potevo tornarle utile in qualche modo [sorriso languido]. A quel punto aveva preso il cellulare e mentre io ero pronto a darle il mio numero lei si era messa in contatto con Gaetano, chef sardo del ristorante di Shepherd's Bush ed io nel giro di mezz'ora ero là con lui che fumava Marlboro una dietro l'altra mentre io gli spiegavo il perché io ho sempre preferito il mattarello [sorriso preoccupato]. 
La prova sul campo e nel forno che ne era seguita mi aveva indotto ad un moderato ottimismo. A dire il vero avevo spianato 8 pizze ed infornata appena una per manifesta mancanza di clienti. Per farmi onore ero riuscito comunque a dimenticare l'olio nel condimento dell'unica focaccia che avevo preparato ed i cui ingredienti sono rosmarino ed appunto olio, ma avevo imputato la distrazione allo stress per la lingua. nel senso che erano tutti italiani che parlavano italiano ed io non me l'aspettavo.
Comunque Gaetano mi era sembrato appagato e nel giro di un'ora mi aveva spedito a casa dicendomi che in entrambi i casi, che avessero avuto bisogno di personale o meno, in un paio di giorni mi avrebbero contattato. Tra l'altro non citava la mia prova come se tutto dipendesse da esigenze della compagnia e non da mia incompatibilità. mi sentivo a cavallo, 
Deborah aveva detto che si stava avvicinando San Valentino e qualche braccia in più sarebbe servita sicuramente.
Montava in me un'incontenibile buonumore. Tornai a casa con la voglia di offrire da bere a tutti ma non c'era nessuno perché gli altri avevano da un pezzo un lavoro fisso, così brindai da solo e rimasi in attesa della mail con allegata la lettera d'assunzione.
Il giorno invece passò senza notizie e quello successivo anche. nel frattempo cercavo senza convinzione eventuali alternative anche se ero sicuro che avrei ricevuto presto buone notizie.
Il terzo giorno mi inviai una decina di mail da indirizzi creati apposta e me ne feci mandare altrettante da miei amici per rassicurarmi che la casella funzionasse. Funzionava! E così pure il telefono che squillava regolarmente ad ogni chiamata di prova.
Il giorno 4 decisi di rompere gli indugi e preoccupato da un possibile smarrimento dei miei dati mandai una mail piena di precauzione ad un indirizzo trovato sul sito della compagnia. In meno di un'ora arrivò il messaggio di risposta. Finalmente! Forse avevano davvero perso i miei riferimenti. Non mi importava. da lì a poco avrei iniziato a lavorare. Anche io avrei potuto guardare le partite del campionato di Serie A nelle pizzerie di Soho; comprare improbabili a Camden Town; magari anche frequentare per un mese e poi abbandonare la Callhan School. Insomma! Essere sentirmi un vero italiano a Londra!
Purtroppo la mail, a parte le scuse ed i ringraziamenti non raccontava niente di buono. Non c'era un posto per me, non avevano più urgenze. Nonostante quello che aveva promesso Diana. La situazione “era cambiata”... o forse semplicemente lei non era riuscita a farmi mettere sulla sua nota spese [sorriso deluso].

Play it again!
L'ufficio centrale di Spaghetti House si trova a 200 metri in linea d'aria da quello di Caffé Nero. Sapevo per la storia dei sorrisi che era meglio farsi trovare lì prima delle 11.00. Nonostante i contrattempi
erano le 10.30; avevo un buon margine e lo spirito giusto. Sorridevo come il becco di un pulcino nel nido che vede la mamma volare verso di lui. Qualcosa però era cambiato da quel giorno di gennaio e forse durante le pulizie di pasqua avevano spostato le strade dimenticando di rimetterle a posto.
Qualunque fosse la spiegazione non riuscivo più a trovare quel posto. Eppure era lì. insomma là intorno. Sembravano esserci solo solo due vie, Bedford street e Bedfordbury che continuavo a ritrovarmi davanti ad ogni svolta. Ero prigioniero di un una zeppa linguistica. Era evidente che qualcuno doveva aver fatto confusione con i cartelli. Quando mi è apparsa davanti la stazione Charing Cross ho deciso che era troppo. Sono tornato esattamente al punto di partenza e simulando noncuranza ho finto di essere appena arrivato e di conoscere perfettamente la strada. Incredibile ma ha funzionato, o quasi. Sono servite solo altro due o tre correzioni per raggiungere l'obbiettivo. Purtroppo Diana non c'era ed al suo posto mi si è parato un baffuto cameriere stile anni '70 che a risposto con una smorfia in italiano alla mia perplessità in inglese. La manager ancora non era arrivata ma potevo salire al piano di sopra ed aspettarla lì. Conoscevo già la strada quindi l'ho dispensato in italiano dall'accompagnarmi e lui si è compiaciuto in inglese per le scale evitate e mi ha lasciato salire.
Quello che un paio di mesi prima era una sala tanto silenziosa e vuota da indurre tutta una teoria di sorrisi malintesi si era trasformata con il cambio d'ora nell'assolata anticamera affollatissima di un provino a X-Factor. I tavoli erano animati da postadolescenti eccitati che si scambiavano dritte per manipolare i curricula o non pagare i mezzi di trasporto.
Come capita sempre in queste situazioni ho scelto un basso profilo sedendomi con eleganza e chiedendo garbatamente spiegazioni su quell'adunanza imprevista. “'A menàge nun'è arivata, ma se c hai er celllulare carica 'a chiamamo”. a rispondere era un ragazzone tanto enorme quanto romano di cui non conosceremo mai il nome, ma che sembrava piuttosto spazientito dalla lunga attesa. Ma la mia curiosità non temeva la sua l'ira funesta: “Perdonami, come fai ad avere il numero della manager?”. E lui stupito da tanta ingenuità: “Ma mica
c ho r'nummero daa menàgge! Chiamo l'ufficio che staa su internet'” Intanto metà dei convenuti un po' stanchezza ed un po' per paura del mio nuovo amico, aveva deciso di rinunciare. Io invece ero deciso a far ragionare il mio interlocutore: “Scusami ancora, ma non credo che le nostre insistenze possano cambiare qualcosa”. E lui giustamente con meno prosa ma più senso pratico: “Ma io vojo solo famme di' si vvie', sinnò saannamo!”. Non faceva un piega tanto che ero sul punto di riconoscere la logica inattaccabile delle sue argomentazioni, premiandolo con la concessione del mio credito telefonico quando i baffi del cameriere sì sono affacciati da metà delle scale per avvertirci che per quel giorno non se ne sarebbe fatto nulla. Sicuramente l'avremmo trovata lunedì. Così mentre il Pélide faceva sentire le sue rimostranze: “Ma porc...”. Inutilmente moderato da Rodolfo, parrucchiere di Tony&Guy alla ricerca di uno stipendio qualsiasi, ho ripiegato la mia espressione da seduttore possibilista ed insieme siamo usciti per un rapido debriefing: l'aspirante hairstylist era intenzionato a girare per ristoranti della zona lasciando curricula anche se qualcuno aveva le idee chiare in proposito: “I ristoranti ee pizzerie quan'ntorno me li so' fatti tutti. Nuje serve nessuno”. Io invece avrei puntato dritto su Pret a Manger, catena di sandwich-caffè glamour e fashion, ma il nostro omerico compagno aveva una parola di sconforto anche per me: “C'è so' stato. manco 'rcurriculu jò potuto lascia'”. A me sembrava francamente strano perché a Gennaio ero stato anche lì e la procedura all'epoca mi sembrava diversa: “Possibile?! E non ti hanno fatto compilare l'application form?”. sembrava proprio così: “Noo, noo, noo. Niente applichescio fòr. M'hanno mannato via”. Non mi sembrava vero: “Ma sei stato al recruitment center che si trova a...” - “Sì staa Chenninton, Chenninston...”. ed io: “Victoria Station?!” - “Sì bravo Vittoria Stescio”... Era proprio giunto il momento di salutarci.

We'll call you back
Segretamente invece speravo che da Pret a Manger qualcosa fosse cambiato nelle tecniche di selezione che all'epoca mi erano sembrate un po' spicciole. Evidentemente a loro sembrava una metodologia vincente e quindi per la seconda volta in tre mesi ho compilato quel famoso application form, che viste le dimensioni della compagnia, sarà frutto degli studi di psicologi del lavoro incrociati con quelli dei responsabili del personale. 7 domande in cui ti chiedono:

- Nome e Cognome: Andrea Canzonetta
- La fermata della
metropolitana più vicina alla mia abitazione: Swiss Cottage.
- Durata del soggiorno a Londra: Indefinita
- Perché Pret a Manger [due righe]: perché è glamour, fashion e punta sulle persone [questa in effetti è quella che mi ha impegnato di più]
- Esperienze di lavoro [due righe]: pizzerie e ristoranti.
- Stai frequentando un corso di lingua? no.
- Se sì: che orari ti impegna; sono flessibili; quando finirà; quale è la fermata della metro più vicina alla tua scuola...

Ovviamente non avendo ancora iniziato alcun corso di lingua non ho potuto rispondere a tutte queste domande, anche se mi sono servite a capire che per i londinesi la storia delle fermate della metro è piuttosto seria. Ben più, che ne so, dell'età, che non mi hanno chiesto o del livello di inglese o magari della nazionalità. A loro non interessano questi dettagli, sono molto attenti alla privacy e non vogliono giudicarti per un idioma. Però con la tube non scherzano proprio. Magari, ho pensato, nasconde una valenza politica? Forse ci sono fermate Labour ed altre Conservative? e Swiss Cottage è di destra o di sinistra? [Nick Clegg sicuro che va in autobus]. Perché sarebbe un peccato essere scartato per una leggerezza simile, mi sarei dovuto informare per tempo. Poi vicino al mio flat c'è anche la stazione di Finchley Road, dove tra l'altro passano ben due linee. Mi sa che avrei dovuto scrivere quella.
A parte questo piccolo rammarico ero piuttosto soddisfatto e ottimista. Ho riconsegnato il modulo alla segretaria, la quale dopo avermi cortesemente informato sulla procedura di selezione, We'll call you back if you like, lo ha usato come base per bastione di applichescio fòrche le arrivava fino al mento e sulla quale spiccava una merlatura di polvere alta un paio di centimetri che ottimisticamente ho deciso di ignorare, perché gli inglesi fanno tutto al contrario ed anche le pile di documenti cominceranno a controllarle dal basso. Avevo lo spirito giusto e neanche il constatare a metà giornata che non avevo concluso aveva incrinato la mia fede verso un futuro radioso il pulcino in me ancora reclamava la sua parte di vita. Era tempo di tornare a casa per dedicarsi agli annunci online.

Out of work
Una volta rientrato mi sono diretto gioioso verso il computer con la voglia di scoprire se i curricula inviati nei giorni precedenti avesse incuriosito qualcuno. Non avevo mail di risposta ma poco male ero comunque pronto a spulciarmi con calma il sito di Gumtree, ma prima volevo leggere le altre mail arrivate. Un in particolare era di Federico un ragazzo siciliano che avevo contattato per una stanza. Mi diceva che il mio sito era irraggiungibile ad un paio di giorni e aveva dovuto usare un'altro indirizzo per mandarmi la risposta.
Com'era possibile? Per quale motivo il mi domnio doveva essere offline? La rispostaera nella mail immediatamente precedente a quella di federico. Il manteiner del mio spazio web Aruba mi comunicava che avevo dimenticato di rinnovarlo e per questo mi bloccavano l'accesso fino al pagamento della rata del 2010. Le verifiche incrociate stavolta non lasciavano scampo. La casella di posta elettronica non funzionava da due giorni durante i quali avevo risposto ad una ventina di annunci di lavoro che a quel punto naufragavano senza rotta nel mare virtuale delle mail non consegnate.
mi si richiuse il becco.

a.

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