domenica 23 maggio 2010

Back to the future - Day IVXXX


Il Prequel
Venerdì ho chiuso la quarta settimana del secondo ciclo londinese. Rispetto a Gennaio lo srotolarsi di questo mese è stato sostanzialmente diverso dal precedente. L'ironia, nel significato beffardo della sorpresa imprevedibile, si è impegnata a disegnare un percorso contorto e faticoso che gli ottimisti potrebbero interpretare come presagio di un finale straordinario ma che a me per il momento taglia solo il fiato.
A dicembre dell'anno scorso ero carico di certezze e dubbi, equamente distribuiti, in modo da garantirmi tutta l'irrequietezza che la comica inquietudine del mio personaggio richiede. Il lavoro non impegnava alcuna preoccupazione: “A Londra non lavorano soltanto i fannulloni!”, era il primo verso con cui attaccavo ogni volta la filastrocca sulla mia partenza. Dopo di che il malcapitato di turno doveva sopportare i discorsi intensi e maturi sulla paura per una socialità complicata, il timore della solitudine, l'ansia per una lingua masticata a stento. Di solito sono abbastanza bravo ad argomentare teorie se ho il tempo per elaborarmele con calma. Nel confronto serrato dell'improvvisazione inciampo, ma se mi si lascia lo spazio di ragionare spesso risulto convincente. Quindi c'era poco da obiettare: Esponevo le mie teorie con supporto di dati economici, della mia esperienza londinese e di una buona dose di immaginazione. Arrivato qua con la mia valigia pesata al grammo, ovviamente è successo l'esatto contrario. 

Nel giro di una settimana condividevo la doppia on un ragazzo così conciliante che non me lo sarei potuto immaginarmene migliore [ed infatti senza conoscerlo mi ero impegnato in tutti modi prima di conoscerlo per trovare un'alternativa...], avevo conosciuto una dozzina di persone e uscivo tutte le sere. Una meraviglia; potevo dedicare tutte le mie energie alla ricerca del lavoro. Perché quello comunque sarebbe arrivato. Non era mica un problema trovare qualcosa nella città che si sta preparando ad ospitare le olimpiadi del 2012, la City del continente, la capitale delle capitali. C'era una frase che usavo spesso e che anche ora se mi distraggo ritrovo in mezzo ai miei soliloqui, che suonava più o meno così: “Se c'è un soldo che gira in Europa nei prossimi 24 mesi, si ferma sicuramente qua!”. 
Un ragionamento incontestabile. Io poi a Londra ci sono stato un sacco di volte, ci ho anche lavorato, ho dieci anni come pizzaiolo, altri dieci come grafico. Sono lavori che hanno bisogno di mani e fantasia. Non vocabolario e fluency. Neanche a dirlo, per gli imperscrutabili meccanismi di cui sopra, dopo un mese avevo invaso la città con i miei curriculum, sostenuto una decina di colloqui ed anche provato in 4 pizzerie. I risultati sono noti a la maggior parte di chi legge. Il mio inglese era leggermente sotto il livello necessario per il front-office; le mie capacità da pizzaiolo peccavano nell'uso del mattarello e per il grafico avrei dovuto aspettare una maggiore padronanza della lingua creativa. La speranza si era diventata disperazione. I soldi stavano finendo e tutti continuavano a dirmi: “It's quite now... maybe in two mounhts...”. Avevo perso la serenità, vagavo stordito per le strade entrando di tanto in tanto nei ristoranti italiani con un cv in mano e la disperazione negli occhi. La supplica per accettare almeno i miei dati riceveva un po' ovunque la commovente solidarietà dei camerieri, che riconoscevano nella stanchezza dei miei vestiti umidi di nebbia le tribolazioni del loro arrivo oltremanica. Il massimo della speranza che potevano offrimi non andava oltre la promessa passarli al manager, ma non poteva bastarmi. 
Era deciso: Giovedì 18 Febbraio avrei affrontato la mia ultima intervista. Avevo inserito il curriculum sul sito di Pizza Hut ed ero stato richiamato. Se avessi fallito anche lì me ne sarei tornato in Italia per un paio di mesi in attesa che il letargo invernale finisse. Avrei studiato inglese e magari seguito un corso da pizzaiolo in modo da tornare in Aprile pronto e ricaricato. Prima di abbandonare però avevo un'ultima chance. Preparare la pizza in un fast food era alla mia portata ed in più il ristorante si trova a due fermate di Tube da dovevo vivevo [e vivo tutt'ora], Ero un candidato ideale. I londinesi preferiscono sempre chi abita vicino alla sede di lavoro. é una città enorme che può richiedere molto tempo per gli spostamenti. Per quel che mi riguarda potevo essere a casa in 5 minuti. Sarebbe stato un posto eccezionale: Dovevo dare il meglio e per una volta non delusi. 
Il manager rilesse davanti a me l'Application che avevo compilato online chiedendomi alcune spiegazioni e poi domandandomi esempi di comportamento in situazioni tipo. Non sbagliavo un colpo e lui era entusiasta. Non faceva che ripetere: “Very well! Very well!”. E non smise di complimentarsi con me neanche mentre mi salutava rimandandomi ad una telefonata nei giorni successivi. Tornando a casa ero nauseante di felicità. Allungai fino a Camden Town dove mi persi per le strade del mercato sorridendo a tutte le ragazze orientali che cercavano di sedurmi brandendo spiedini lucidi di pastella giallo ocra e limone. Mi regalai un libro in inglese da un Charity Shop e tornai al flat in attesa della telefonata. Il Venerdì, nonostante continuassi a fissarlo, il cellulare non rimase impressionato e se ne resto calmo e silenzioso. Il Sabato la scena si ripropose più o meno con lo stesso copione ma minore intensità visto che speravo che nel fine settimana trascurassero il recruitment. 
La domenica concessi al mio telefono il suo giorno libero e decisi di recarmi di persona al ristorante per capirci qualcosa in più. 
Il manager che mi aveva intervistato era off per cui mi consigliarono di ripassare l'indomani. Lunedì mattina mi piazzai davanti alla porta del locale ed appena una ragazza decise che era tempo di aprire infilai l'ingresso per affrontare il mio destino. Aspettai mezz'ora che finisse il briefing di inizio settimana. Sono minuti interminabili in cui immagini la tua vita del dopo teorizzando scenari che vanno dall'indigenza totale ad un viaggio per due in Nord America. Finita la riunione vidi il futuro venirmi incontro indossando la stessa camicia e lo stesso sorriso di quattro giorni prima. Aveva però sostituito il “Very well” con un discorso complicatissimo per me, di cui colsi solo qualche congiunzione ma tutte le pause. Nella mia testa bastavano per formare un concetto chiarissimo: in quel momento stavano esaminando diversi candidati e quindi c'era da aspettare un po'. Nel caso mi avrebbero richiamato nei prossimi giorni. Era troppo! tornai a casa e comperai un biglietto di sola andata per Pisa. L'ostello era pagato fino a giovedì, ma partendo il giorno prima risparmiavo 20 euro e il mangiare per un giorno. Tanto mi rimaneva la forza soltanto per salutare gli amici che rimanevano e dargli appuntamento certo per la primavera.
Mercoledì mattina azzeccai una serie di passaggi perfetti e con tre tocchi ero al check-in due ore prima. Spensi il cellulare deciso a riaccenderlo in patria e solo dopo aver sostituitola scheda; volevo chiudere per un po' il discorso England. Tirai fuori il carta d'imbarco e mi misi subito in fila. Odio le partenze infinite ed i saluti estenuanti. Ormai ero con la testa in Italia. Era la scelta migliore. Avevo impiegato una settimana a metabolizzare la decisione, ad accettare la sconfitta, il mezzo fallimento. Ne avevo parlato con tutti con le mie solide impugnabili argomentazioni e nessuno aveva avuto la forza do obiettare alcunché. Del resto Londra è piena di persona che vanno e vengono. 

Ci avevo provato sul serio, avevo la coscienza pulita. Potevo rimproverarmi soltanto la prima settimana vissuta un po' troppo rilassato. Ma era una lezione anche quella. Ad Aprile sarei atterrato con un pacco di CV e molta più determinazione. A casa senza troppe pressioni avrei studiato e imparato il lavoro del piazzaiolo. Come canovaccio poteva funzionare. Nel frattempo avevo superato il controllo bagagli e vagavo nella zona dei Duty Free senza trovare un orologio. Controvoglia mi rassegnai a riaccendere il telefono per tenere sotto controllo il l'ora. Neanche il tempo di accendersi ed un doppio beeb trillo per l'arrivo di altrettanti messaggi in segreteria. 
Non volevo ascoltarli. È un servizio a pagamento e di solito paghi il silenzio di chi si ritrova suo malgrado in una registrazione senza la voglia di dire niente. Però stavo ritornando nel mio paese e quel credito chissà se e quando lo avrei sfruttato. Potevo permettermi il lusso di quella curiosità. Il primo manco a dirlo era vuoto. Ennesimi soldi buttati di un soggiorno emorragico. Ero pronto a riattaccare subito dopo il secondo silenzio per non sprecare la poca batteria rimasta, quando riconobbi la voce del Manager di Pizza Hut che dopo essersi presentato mi invitava da lì due ore per una prova da pizzaiolo. Stavolta avevo capito tutto. Ne ero sicuro. Perché avevano aspettato il punto di non ritorno? Poco prima del decollo senza possibilità di cambiare il biglietto. Sarebbe bastata una telefonata 12 ore prima e avrei allungato di un giorno senza problemi. Dopo tre notti di autoterapia per convincermi che non stavo vivendo un altro fallimento. Con Claudia che mi aspettava a Pisa. L'ostello disdetto. Le valige cariche, i pounds finiti. Avevo bisogno di un consulto. Mi serviva Chiara. La telefonata con la mia lovemate come al solito rassicurò alcune me paranoie: non esiste un ordine mondiale che trama contro di me. Purtroppo verso la fine interpretai male una sua frase ottimista che parlava di segni e dopo averla salutata cominciai a sudare pensando ad un destino che voleva mettermi in guardia da un volo sciagurato. Era un presagio? Sarebbe caduto? Quante gocce di Lexotan occorrono per raggiungere l'incoscienza velocemente e comunque prima dello schianto di un aereo in picchiata? Avevo bisogno di un'altra telefonata, Claudia. Anche lei cercò di tranquillizzarmi lasciandomi libertà di scelta senza appesantire nessuna eventuale decisione. Mi accomiatai struggente. Ora mi sentivo in colpa anche con lei. In caso di incidente si sarebbe incolpata per non avermi fermato? Dovevo prendere una decisione. Sarei partito, ma se qualche altro segno avrebbe preceduto l'imbarco non sarei salito a bordo. Anche a costo di fermare l'aereo urlando come un pazzo. Ormai mancavano 20 minuti. C'era un telefono nella zona d'attesa e mi era rimasta qualche moneta. Volevo usarle per richiamare Claudia e dirle che il ritorno era un mia decisione; che avevo bisogno di tempo per riordinare le idee e rilassarmi un po'. Mi sembrava il modo migliore per scaricarla dalle responsabilità e sentirmi anche io più in pace. La solita dose del mio ansiolitico stava lavorando a dovere. Da lì a dieci minuti sarei stato in volo e di segni non ne avevo avuti. Avevo tutto il tempo per la telefonata. Presi la cornetta, infilai la prima moneta e il display si illuminò con un messaggio di errore “Out of work”. Il telefono era guasto. Non potevo avvertire nessuno. Non potevo alleggerirmi la coscienza. Non potevo volare tranquillo. Era il segnale che stavo aspettando. Sapevo cosa fare, me lo ero ripromesso. Corsi al bagno e presi altre 10 gocce di Lexotan.

a.


mercoledì 19 maggio 2010

... neanche se sei Eddie Merckx - Day IXXX

oggi avevo voglia di di dolore. di punirmi. ma non ho il coraggio di prendere una lama e segnarmi le braccia. neanche le patologie psichiatriche mi riescono in maniera decente. così mi attacco ad internet e mi vado a cercare tutto il male che posso trovare in rete. in questo sono bravo. potrei guadagnarci dei soldi. trovo sempre il modo di saltare divieti, password e accessi vietati. conosco una quantità di modi per tirar via le protezioni alle armi con cui decido di colpirmi. ed alla fine trovo sempre qualcosa di sufficientemente affilato da tagliarmi a fondo, con un bella ferita che dura giorni. un pugno nella pancia a ricordare le colpe di cui non ci si può liberare con un salto di due ore e uno stravagante lavoro malpagato. ricordare se possibile. sicuramente pagare ed espiare. ho cominciato a cedere alla tentazione della penitenza ieri sera al lavoro. un turno potenzialmente pericoloso si è rivelato inconsistente per la mia incapacità di collaborare alla maggior parte delle portate in comanda. mentre i lavapiatti preparavano panini e impiattavano senza alcuna fatica io ho iniziato di nuovo a sentirmi incompleto e marginale. a chiedermi il senso di quel lavoro; a faticare nel trovare una spiegazione a tutto quello che sto vivendo qua. mi sono chiuso in un silenzio autistico fino a chiusura per poi andarmene con i miei più tipici propositi terroristici a girarmi nella testa. appena salito in metro ho sentito un granchio mordere la gola, stringendo il respiro e scaldando l'aria che iniziava a stentare. ho provato a resistere e distrarmi, a leggere, a controllare il petto. a pensare ad un weekend possibile, al compleanno di mamma, ad una nuova sistemazione. non è servito neanche a ritardare. dopo due minuti cancellavo furiosamente nomi dalla rubrica del cellulare, schiacciando con violenza ogni volta che il display incredulo mi chiedeva conferma del “delete”. cancellato! cancellato! cancellato! ho giustiziato una ventina di innocenti. la mania di onnipotenza frustrata segna sempre l'inizio di queste crisi. condanne contro nomi che non hanno garantito l'attenzione minima al mio bisogno di commiserazione e compassione. ho eliminato voci che tenevo da oltre dieci anni. amici che un tempo sono stati la mia quotidianità, colleghi a cui devo molto, sorrisi che mi hanno negato ogni diritto. gli illustri superstiti di altre storiche epurazioni stavolta non si sono potuti salvare. non è servito a nulla, non ero riuscito a lasciarmi addosso il sapore del rimpianto patetico. dovevo distruggere qualcosa di più grosso e dalle conseguenze più devastanti. quando è così attacco la stabilità emotiva ed le poche certezze che di solito caratterizzano la mia vita. è così che ho mandato a puttane amicizie, lavori e relazioni. è in questo modo che poi la disperazione è diventata ancora più solitaria. dovevo lasciare il lavoro che mi toglie tutto il tempo a disposizione, quella casa dove non parlo inglese e forse mandare a cagare tutti, seminando amici e parenti così da vivere una mediocrità senza aspettative, scivolando verso il silenzio di chi non resiste più alla coerenza delle esistenze altrui.
la notte è durata le tre ore di sonno che mi sono concesso e stamattina ero deciso ad avvertire il manager della mia rinuncia a fine mese. per fortuna non ho trovato il coraggio. ma arrivato a in camera per la pausa, il vuoto della mia casella email ho di nuovo scatenato la rabbia autodistruttiva che si è lanciata alla ricerca della più banale tra le punizioni. ora mi sento soddisfatto. non ho più forza di colpirmi ancora. tra 5 minuti andrò al lavoro completamente sfatto in attesa che un'altra sera mi accompagni fino giorno successivo, dove non avrò altro da fare che aspettare l'arrivo di quello dopo.

a.

domenica 16 maggio 2010

Sunday, lonely Sunday - Day XXV

Pizza Connection
Sta sbiadendo anche questo giorno di festa senza che sia andato più lontano della porta della Wilson House. Ho provato a mescolarmi un po' con i ragazzi che abitano i flat vicini, dopo che Fabio mi aveva invitato a scendere per assaggiare un pezzo della sua pizza, curioso com'era di conoscere il mio parere. Vuole aprirsi un'attività in Spagna e da quando ha saputo che ho lavorato, ed in realtà lavoro ancora adesso, come pizza chef mi chiede opinioni tenendomi aggiornato sui progressi delle mistura che inventa. L'impasto era abbastanza buono, forse un po' duro, ma mi sembra lontano da una forma stabile. Anche i ragazzi non sono male. In qualche maniera alcuni di loro li avevo già incrociati durante la permanenza di gennaio e anche stavolta sono saltate all'occhio le diversità: sono tanto più giovani e vivono in maniera troppo lontana dalla mia. Amano gli eccessi della capitale e la libertà che questa concede a chi vuol lasciarsi andare. E poi si conoscono tutti da mesi ed ormai non sentono il bisogno di impegnarsi per allargare il giro con semiadulti così complicati. Di nuovo mi è sembrato di non avere argomenti da condividere per cui dopo due ore ho tolto il disturbo. Anche Alessio, il roomate pugliese con cui vivevo tre mesi fa, si è velocemente defilato nonostante i miei tentativi di mantenere un contatto. L'ho risentito soltanto quando ha avuto bisogno del phon. Eppure ero convinto di avere una grande intesa. Ci eravamo spesso lanciati in discorsi seri e e confidenze private. Ora non si è nemmeno ricordato del mio compleanno, nonostante facebook si sia premurato di avvertire tutti.
Please to met you
Con gli altri conosciuti sul sito di italianialondra non c'è molta regolarità nel vedersi ed anche con loro non è scattato nessuno di quei meccanismi che mi innamorano immediatamente di certe persone.
Quella che dopo il ritorno in Italia ero convinto fosse la difficoltà minore da affrontare ora sta diventando davvero un nodo da sciogliere. Sto conoscendo davvero tante persone ma forse attraverso una fase di scarsa ricettività. Sono stanco e svogliato. Solo Michele, lo chef in partenza di Biagio, era riuscito ad incuriosirmi davvero tanto. Purtroppo parte e quindi non se ne farà nulla. Ieri sera ce ne siamo andati insieme al Ministry of Sound, discoteca culto londinese. Ci siamo divertiti anche se la musica era troppo pesante per me. Nel Box, la sala più dura i bassi rendevano difficile anche respirare. Sono riuscito comunque a resistere fino alle 4:30 ed al ritorno ho vissuto la prima alba londinese della mia vita, vivendo per qualche istante un timido senso di pace. Nuovamente mi sono addormentato sull'autobus,ma questa volta appena in tempo per scendere alla mia fermata senza freddolosi ritorni a piedi. La settimana prossimaproverò ad organizzarmi per andare al Fabric.
Insieme a me sono scese le due ragazze russe con cui divido in regime d quasi integrale anonimato il flat. Stavolta però erano molto ben disposte e ci siamo allegramente intrattenuti in chiacchiere e pettegolezzi fino alle rispettive stanze. Parlare in inglese con loro facile e naturale. Confermando che ho bisogno di allargare gli orizzonti oltre l'italico idioma. Quindi oggi mi sono messo più seriamente in cerca di una nuova casa. Non so se avrò il coraggio di gettarmi tout court in una casa interrazziale. Conoscendo le mie esigenze di ordine e pulizia temo di soffrire gli altrui concetti di “vivibilità”. Però ho bisogno di nuovi stimoli e tanta gente intorno. Possibilmente anglofona. Sicuramente vitale. Spero di trovare presto qualcosa, ma se penso che a Roma ho impiegato 5 anni per trovare la sistemazione ideale mi vengono i brividi.

The Italian Job
Il lavoro sembra procedere bene [crdedo di aver dimenticato di scrivere che alla fine avevo deciso di restare ;)]. Sergio lo chef si sta impegnando per rendermi i “servizi” facili e veloci, inventandosi tutta una serie di procedure più rapide e sistemandomi la cucina in modo che non debba girare troppa vuoto. Con l'avanzare della primavera cominciano ad aumentare i clienti ma tutto è ancora sotto controllo, anche se niente mi toglie di dosso la sensazione che tanto prima combinerò qualche guaio. Non è una scaramanzia patologica, perché non penso di non dover parlare di certi argomenti per non pregiudicarne il buon esito. Non è il caso di nominarli perché sicuramente andranno male e quindi dovrei poi andare un sacco di spiegazione sul perché tante buone premesse sono sfumate. Prova a pensare in maniera diversa,ma solo il tempo e qualche giro buono potranno togliermi questa paura.
Domani si ricomincia.

a.

venerdì 14 maggio 2010

... to meeeee! - Day XXIII

Strange [birth]days
Un anno fa mentre tornavo dal lavoro pensavo completamente svuotato che avrei festeggiato uno dei miei peggiori compleanni. Probabilmente il più inquieto. Poi una volta tornato a casa la luce si era accesa su una cucina piena di amici e per un momento ero riuscito a compiacermi dell'idea che forse "qualcosa di buono c'era in me". Invece tutto era saltato in aria nel giro di due settimane. Rancori repressi, incomprensioni, insulti e tante parole sono esplose all'improvviso lasciandomi orfano di una vita che credevo blindata e rassicurante e sulla quale mi ero poggiato per resistere all'ennesimo calcio in culo da parte della vita. Mi sono ritrovato dopo anni senza riferimenti. Senza un punto dove guardare che fosse un po' più in là di quella alienante quotidianità. Poi è arrivata la vertigine e la paura di non farcela. Le domande senza risposta. I vuoti e i bisogni frustrati. Infine la fuga; perché ormai non so fare altro. Scappare dalle difficoltà: lavori difficili, coinquilini distratti, vicini disordinati, amori impegnativi.Oggi è stato un compleanno che in qualche modo ricorderò. Ero a londra, stavo lavorando e cercavo di scogliere qualche nodo. In una settimana ero anche riuscito ad intrecciare una sorta di rapporto con un collega, tanto da spingerlo a considerare naturale regalarmi un libro e la sua bicicletta. Forse "qualcosa di buono c'è in me". Eppure intorno, vicino a me continuo a sentire un vuoto insopportabile. Se non fosse stato per il mio roomate avrei passato la giornata da solo. Al massimo sarei andato alla ricerca di un timer da cucina per rendere meno stressante il nuovo lavoro. Perché ormai non ho più voglia di investire in nessuno. Mi stanco subito dei ritardi e condanno a morte ogni assenza.Invece grazie a Beppe è uscita fuori una serata divertente e leggera che ha dato un qualche senso ad una data che cominciavo a voler saltare in fretta. sono a Londra e comunque dovrò ricordarmelo questo giorno. Il primo compleanno lontano da tutta mia vita, contemporaneamente: Chiara, gli amici, la famiglia, il Pigneto.
Ho atteso gli auguri di Francesca, di Claudia. Non avrei mai voluto perdere la loro voglia di ricordarmi, ed altri che aspettavo o temevo no sono arrivati. Marta mi ha mandato una mail incredibile e i miei vecchi coinquilini alla fine sono riusciti a commuovermi. Resto confuso e distratto. Intorno a me gli altri trovano presto un senso al loro migrare, per me invece questa città rimane ancora avara di risposte. Ha sospeso le domande e interrotto i pensieri velenosi ma non sto andando da nessuna parte. Prendo tempo ed aspetto, cercando di prendermi cura di quello che ho dentro.Ho bevuto troppo, buonanotte.a.

giovedì 13 maggio 2010

Mads in Italy - Day XXIII

Cheers room[mate]
Altro aggiornamento veloce. Oggi ho ufficialmente rassegnato le mie dimissioni dall'incarico di Boicottatore Gatronomico. Michele è stato molto comprensivo confermandomi che anche lui, al posto mio, avrebbe avuto gli stessi problemi nel rimanere in quelle condizioni. Sergio, lo Chef che rimane, non è stato meno sensibile chiedendomi solo il tempo di trovare un sostituto. Da parte mia ho voluto solo sincerarmi che quello che ho lavorato mi verrà riconosciuto. Non dovrebbero esserci problemi se non fosse che dopo un'ora il manager è entrato in cucina a chiedermi ero disposto a restare nel caso avesserò preso anche un'altro cuoco. A quel punto ho cominciato a ripensarci. Certo dovrei comunque rivedere la cifra pattutita inizialmente perché certe responsabilità a quel prezzo non me le assumo di certo. Però in tre si dovrebbe recuperare almeno mezza giornata Off. Domani ci ragiono con calma anche perché forse quella persona potrebbe essere Beppe, il mio roomate in cerca di lavoro e con tanta esperienza di cucina alle spalle. Con lui quasi sicuramente prenderemo una casa qua vicino, sempre a Swiss Cottage, con due singole un soggiorno una cucina ed anche un piccolo balcone. 950 pound al mese tutto compreso, da dividere equamente.

Oggi è il mio compleanno. Uno dei più solitari e alienanti della mia vita. Meno male che c'era il compagno di stanza a dividersi una birra e a offrirmi una fetta di dolce al limone.

Too close
I primi auguri me li ha dati comuqnue la vicina di stanza, uscita dalla camera vestita come la signora Pina di Fantozzi, sbraitando perché non avevo usato il cellulare come lei per scendere le sale appena uscito dalla doccia, ma avevo acceso la luce del corridoio, che è penetrata nel vetro sopra la sua porta svegliandola [Ore 11:55]. Il tutto urlando in milanese, aggiungendo un "Cazzo" e un "Vaffanculo" e finendo dandomi del cafone a me che le ho soltanto detto "Buonanotte Linda". Lei che si è presa alcune stoviglie dalla cucina e se la tiene in camera; lei che urla cu Skype con il ragazzo tanto che se stata un po' in silenzio la sentite anche voi da Roma; Lei che ci costringe a tenere il termostato dei riscaldamenti a 25° in Maggio e poi apre la finestra per il caldo; lei alla quale ho dato senza che me le chiedesse, la televisione che era in camera e la presa multipla e che invece dopo 4 giorni di prestito ha rivoluto indietro la riduzione che le avevo chiesto in prestito "Perché altrimenti deve staccare l'altra per usare il Phon"... Ed Io che me ne sono scappato dall'Italia per non avere più a che fare con l'arroganza egoista dei nostri peggiori concittadini; Io che cercavo un posto dove fosse possibile lavorare in maniera serena e organizzata, Io che volevo riposarmi e scomparire da tutti dopo due anni di rincorse senza risultati... mi sa che devo correre ancora più forte.


a.

mercoledì 12 maggio 2010

Made in Italy - Day XXII

Tanti giorni di assenza ed alla fine un aggiornamento veloce per raccogliere le idee su ciò che sta accadendo da Biagio@bankside. Giusto ieri ho firmato il contratto che mi lega in maniera assolutamente vaga al ristorante, ma la situazione sta precipitando in maniera molto più concreta. Quello che si era presentato nell'annuncio su Gumtree com Aiuto/comis Pizza chef, o al limite Kitchen Staff Member, è stato trascinato 10 giorni fa in una cucina dove si alternavano 2 Chef e una 2° Chef. Tanta roba da imparare, verdure da tagliare e dita da spellare; ma questo lo sappiamo già. Inaspettato è stato l'evolversi degli eventi. Ero stato avvertito della partenza di due dei tre cuoci, ma anche dell'arrivo di uno nuovo che avrei dovuto affiancare. Già l'idea del 2° chef mi faceva tremare i polsi, ma del resto qualcosa devo imparare a fare nella vita e perciò avevo deciso di buttarmi fidando sempre sull'aiuto che 15 gocce di Lexotan possono garantirmi. Nel corso della settimana mi sono rapidamente reso conto che neanche la chimica mi avrebbe salvato perché il sostituto dei partenti non si vedeva ed io venivo sempre più spesso messo ai fuochi con l'obbligo di tentare in ogni modo di bruciare sughi e scuocere paste.
Ieri il tutto è stato ufficializzato: per sabato devo diventare uno chef vero e proprio. Cucinare 7/8 primi contemporaneamente, magari anche qualche pizza nel frattempo, coordinarmi con le Main Courses e le comande del primo cuoco. Il tutto ad una velocità sinceramente non controllabile. I primi esperimenti hanno dimostrato l'assoluta follia di questa situazione, così il manager si è deciso a confermarla in blocco. In più avrò lo stesso stipendio di un lavapiatti, ma con una mezza giornata in meno di libertà.
Oggi torno e gli dico che se mi vogliono alle condizioni iniziali posso restare, altrimenti mollo. Sono venuto per trovare un po' di tranquillità ed imparara l'inglese. Qua lavoro 10 ore al giorno per 5 volte e mezzo a settimana, in una cucina di italiani e con uno stipendio da fame. Spero solo con Don Biagio Corleone [che dice di venire da Genova!!!] mi paghi le due settimane lavorate.
Stasera cerco di aggiornare sull'evoluzione degli eventi.

a.

sabato 1 maggio 2010

Clawslaw Italian Tortelloni - Day X

Give me a chance
A quanto pare può succedere anche questo a Londra: un semipizzaiolo prestato alla grafica [come amavo bullegiarmi qualche anno fa nel momento di maggiore splendore] possa nel giro di 24 ore, passare da disoccupato senza speranza, rassegnato ormai a prostituire la propria identità estetica per 8 shift a settimana, ad aiuto cuoco.
La Prova del cuoco è andata abbastanza bene ed alla fine ho deciso di accettare l'offerta di Biagio@Bankside [32 Southwark Bridge Road - London SE!]. Evidentemente dopo avermi visto maltrattare la pasta all'uovo si sono convinti che fossi la persona indispensabile per completare lo staff della cucina.
Il contratto, che dovrei firmare nei prossimi giorni, prevede un compenso di circa 1000 Pound al mese per una cinquantina di ore a settimana. In realtà nell'intervista di giovedì mi avevano parlato di 950 Pound, ma stasera Sergio, il capo chef, diceva che siccome sono "maturo" chiederà di poter alzare un po' lo stipendio. Incredibile quello che in Italia è uno svantaggio praticamente ovunque, qua può aiutarti a guadagnare di più. E comunque a quanto pare in questo ambiente si preferiscono persone inesperte e ossequiose da plagiare a propria immagine, piuttosto che professionisti affermati con i quali discutere ogni procedura della preparazione.
In tutto ciò non solo potrò tenere barba, vero limite in una città non sempre openminded, ma anche l'argenteria che mi pende da orecchie e sopracciglio. Del resto quando sono arrivato ieri ho trovato la ragazza in partenza con il piercing ala cartilagine del naso, due espansori ai lobi, altri due cerchietti e paio di percing sulle orecchie, La mia anima dunque è salva perché di quella Biagio non sa cosa proprio cosa farsene. In cambio si prenderà il mio corpo sequestrandomi di fatto per il 75% della settimana. Sei giorni su sette [ma con tutta la domenica ed il sabato fino alle 5 Off]
Questo succede in un momento in cui ho già rifiutato l'offerta notturna da parte degli Orsi di Vauxhall e rinunciato alla prova ad Zuccato. Come se non bastasse ieri nella pausa pranzo mi sono ritrovato tra le mail quella di un locale vicino a Regents Park in cerca di un Pizza chef.

Cook at me!
Intanto nel primo giorno in cucina ho lessato patate, saltato verdure, steso pizze ed affettato unghie: la mia.
Eravamo appena alla mezz'ora del primo tempo [il turno di la mattina] ed ero reduce da una bella incursione su broccoli e fagiolini, quando lo chef mi ha chiesto di sminuzzare il basilico porgendomi a mo di investitura medioevale un coltello grosso come una pinna di squalo .
"Lo sai usare questo, vero?!" ha detto riducendo in pochi secondi una montagna di foglie in una polvere leggera ed omogenea.
"Certo! Come no!"
In realtà non lo avevo mai usata un'arma del genere. Di solito a casa si hanno innocenti coltellini con la lama masticata dall'incuria di usarli per per tutta una serie di attività che vanno dal bricolage alla medicina domestica. Però li avevo visto tante volte in TV quei cuochi esperti che arpionano con la mano intera le verdure e tenendola contratta in una sorta di pugno aperto si fanno scorrere la lama sul dorso delle dita ad una velocità che non è comunque umana.
“Rubba con gli occhi!” dicevano i vecchi ed io ero certo di aver messo da parte un bel malloppo a forza di ammirare estasiato lo Chef Tony ed i suoi Miracle Blade III – La serie perfetta.
Ero abbastanza sicuro di poterci riuscire, magari più lentamente ma con un risultato sicuramente apprezzabile. Ho afferrato quindi il manico antiscivolo e mi sono chinato sulla preda. Un attimo dopo ero lì con il medio della mano sinistra che iniziava sudare sangue mentre una sottilissima slice
della sua unghia lo salutava per tuffarsi disperdendosi nella vegetazione.
Fortunatamente nessuno si è accorto di nulla, così ho riposto il mio lavoro e sono andato a medicarmi. Ora spero soltanto che il ripieno non abbia troppo successo perché non ho alcuna intenzione di sacrificarmi ancora.
Stamattina come previsto non si lavora ma alle 5 torno in cucina, nonostante il Worker's Day. Lunedì invece tutti off. Sono distrutto ma fiducioso. Nel primo giorno ho preparato con le mie mani una montagna di tortelloni, saltatato le verdure e cucinato il purè. Sto anche riuscendo a contenere il mio immancabile pessimismo, pensando che basterà non un po' di pratica per imparare ad eseguire le decine di procedure che mi hanno mostrato ieri, che un'occasione come questa per diventare "qualcosa" non ricapiterà tanto facilmente e che comunque mi restano ancora 9 unghie!


Buon 1° Maggio!

a.

Aiuto! Cuoco? - Day IX

A quanto pare può succedere anche questo a Londra: che un semipizzaiolo prestato alla grafica [come amavo bullegiarmi qualche anno fa nel momento di maggiore splendore] possa nel giro di 24 ore, passare da disoccupato senza speranza, rassegnato ormai a prostituire la propria identità estetica per 8 shift a settimana, ad aiuto cuoco.
Alla fine ho deciso di accettare l'offerta di Biagio@Bankside [32 Southwark Bridge Road - London SE!] che dopo avermi visto condire torturare i tortelloni.
Il contratto, che doveri firmare nei prossimi giorni, prevede un compenso di circa 1000 pound al mese per una cinquantina di ore a settimana. In realtà all'intervista di ieri l'altro chef mi aveva parlato di 950 pound, ma stasera Sergio, il capo chef, diceva che siccome sono "maturo" chiederà di poter alzare un po' lo stipendio. Incredibile quello che in Italia è uno svantaggio praticamente ovunque, qua aiuta a guadagnare di più.
In cambio potrò tenere barba baffi e tutta l'argenteria che mi pende dalla testa.Certi si lavorerà moto perché si tratta di 6 giorni su sette [Con tutta la domenica ed il sabato fino alle 5 sempre Off]
Questo succede in unmomento in cui ho già rifiutato l'offerta notturna da parte degli Orsi di Vauxhall e rinunciato alla prova ad Zuccato. Come se non bastasse oggi bella pausa pranzo mi sono ritrovato trale mail quella di un locale vicino a Regents Park in cerca di un Pizza chef.
Ormai sono di proprietà di Biagio e nulla potrà farmi cambiare idea. Neanche la fetta di unghia partita dal dito emdiao della mi amano sinistra mentre sminuzzzavo il basilico.
Lo chef mi aveva appena chiesto:"Lo sai usare il coltello, vero?!"
"certo! Come no!"
é via una bella porzioncina del dito a mescolarsi con il pesto...
Ora sono distrutto ma felice. Sto riuscendo anche a contenere il mio immancabile pessimismo pensando che non un po' di pratica sapro eseguire le decine di procedure che mi hanno mostrato stasera . e che un'occasione così per imparare qualcosa non ricapiterà tanto facilmente.
Ho cercato di scoraggialrli fino alla fime, ma preferiscono uno che no sa nulla e quindi non azzarda interpreptaioni del menù, ad un diplomato che annid di esperienze. Da parte mia ce la sto mettendo tutta,
Ora sono davvero distrutto. Sono anni che non lavoro sul serio e me ne accorgo adesso. Buonanotte.


a.