
Così come è sempre stato dalla sua prima visita romana, ovunque abbiamo trovato il modo per provocarci maliziosamente, per sistemarci in pose da vacanzieri giapponesi in cui scattarci ridicole foto ricordo, per improvvisare scenette demenziali con le voci dei personaggi che ci fanno ridere. Non c'era nulla di forzato, di ostentato o cercato per forza; è stata davvero una lunghissima vacanza di due giorni. Come tutte le altre volte.
Domenica sera poi, mentre eravamo a mangiare hamburger in un'altra bolgia da fine settimana inglese a Bricklane, Claudia mi ha detto che non aveva più la la forza per vivere questa storia a metà, di essersi sfinita nel cercare un equilibrio tra il vuoto di Loredana e la mia imprevedibile irrequietezza; di non riuscire più ad ignorare l'orizzonte chiuso verso cui viaggiava incosciente da quasi un anno. Mentre parlava piangeva, e le lacrime le scendevano senza pudori, forse perché era stanca di fingersi forte e presente, di simulare tranquillità ed ottimismo così come aveva imparato a fare negli ultimi mesi insieme mentre continuavo a ripeterle

Non c'erano più colpi di scena da aspettarsi e mentre lei piangeva io restavo in silenzio senza provare a contraddirla. A cercare un motivo buono per resistere. Era inevitabile e lo sapevamo entrambi già da un po'. Dalla prima partenza a Gennaio che aveva cominciato un lento percorso di distacco interrotto bruscamente dal mio rimpatrio. Poi quando le avevo chiesto se potevo appoggiarmi da lei non aveva avuto la forza di negarsi un ultimo tentativo e tutto era ricominciato da capo. Ma io volevo Londra prima di tutto. Avevo bisogno di un

Eppure la nostra storia non è stata solo questo. Sarebbe ingiusto per entrambi e soprattutto ne farebbe una povera sciocca senza carattere. Spero e credo di averle dato molto. Del resto chi mi conosce davvero e ha l'intelligenza per considerare le conseguenze delle parole che pronuncia, non avrebbe mai la presunzione di negarmi la conoscenza profonda e sofferta dell'amore senza provare vergogna. Di insultarmi con l'accusa di egocentrismo senza la consapevolezza di violentare un aspetto del mio carattere. Per questo nonostante tutto mi conforto ancora nell'amicizia di persone straordinarie per esperienza di vita, sensibilità e passione. Alcune delle quali avrebbe anche dei comprensibili motivi per scapparsene, loro sì, dall'altra parte del pianeta. Ma queste sono altre storie.
Con Claudia ad ogni modo non sono stato da meno. Non mi sono risparmiato. “totale” come solo riesco ancora ad essere quando sento la voglia di concedermi ad un'altra persona. O almeno credo sia andata così. L'ho aiutata a rendere viva una casa che non riusciva a sentire sua sistemandole i mille problemi che gliela rendeva insopportabile. Le ho risvegliato il piacere di una Livorno che stava iniziando a trascurare. Ho cucinato per lei mentre era al lavoro, accogliendola la sera con tutto

L'ultima volta che l'ho vista eravamo a Liverpool Street. Forse non capiterà più per molto tempo o anche per sempre. Ho capito che “l'ultima volta” la decide sempre la vita e per quanto noi ci sforziamo di apparire determinati e decisi contiamo davvero poco. Ho pianto senza vergogna mentre in bici me ne scappavo al lavoro ed ho continuato a piangere dopo aver letto il suo ultimo messaggio prima da salire in aereo.
Per i due giorni successivi ci siamo scritti via internet, fingendo fosse normale fingere che sia normale. Ora non la sento da giovedì chissà come e quando succederà di nuovo. Non credo tra molto. Poi però un giorno sparirà a tempo indeterminato e l'eventualità di un contatto sarà affidata solo al beneficio che si concede sempre al destino.
Adesso mi fa soffrire pensare a tutta questa storia. Alla tenda scuola ed al muretto di Paganica. Al terzo piano di via Guarducci; ai pranzi in Barrocciaia con le dita sporche d'olio ed ai pomeriggi

Le lacrime riprendono senza fermarsi e non controllo il pianto. Non so più perché si debba stare tanto male o perché almeno debba starci io. Perché un altro mondo per me non sia proprio possibile. Perché continuo a perdere le persone, a distruggere rapporti, a collezionare fallimenti. Trovo appagamento solo nella sofferenza della rinuncia violenta e dolorosa. Nel singhiozzo liberatorio. Non so più riconoscere la felicità se non attraverso la sua assenza improvvisa e definitiva. Mi porto tutto dietro e dentro e non riesco più a sopportarne il peso.
Possibile che anche questo sia amare?
a.
ancora una volta ti ostini a non voler essere felice, quasi come se fosse una colpa esserlo... mi fa un pò rabbia leggere queste cose... tifo con tutto il cuore per claudia, pur non conoscendola, ma anche per te, pur non conoscendoti... non è possibile continuare a rendersi conto e perseverare con fughe e distruzione e lacrime... non è un giudizio, me ne guarderei bene... vorrei saper spronare... boh... claudia deve essere davvero fantastica! e tu che fai???
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