
allo stesso modo credo nell'antichità non ci si ponesse il problema dell'"amore". certo c'erano coppie legate da un sentimento "superiore", ma chi non si sentiva colpito da questa "affinità elettiva" non ne soffriva. non viveva la sua condizione come una malattia da curare. poi è arrivato l'amor cortese, shakespeare e il canto V dell'inferno e abbiamo perso il controllo. "amare" è diventata una mania della modernità esaltata da chi vende peluches e cioccolatini a forma di cuore. iniziamo ad accusarla da piccoli quando per la prima volta il fratello di nostra madre si abbassa verso di noi e con la solita voce nasale che si riserva ai bambini ci chiede: "ce l'hai la fidanzata?". la dipendenza comincia in quel preciso istante e da quel momento si comincia a vivere in funzione dell'amore. all'inizio l'importante è averne uno. senza troppe pretese. per fare esperienza. per sentirsi "normali". poi come per i cellulari, ce ne stanchiamo facilmente e ne vogliamo presto uno nuovo. non basta più uno qualsiasi, cerchiamo linee morbide, design ed infinite possibilità. per non doverci vergognare più del nostro vecchio e grosso citofono. per poterlo esibire ebbri di competitivo orgoglio. per non parlare poi di quelli che ne hanno più di uno. ma c'è sempre un nuovo modello in uscita ed è difficile resistere alla tentazione. e così passiamo da un amore ad un altro. finché non diventiamo talmente vecchi da non avere più nessuno da chiamare.
mia nonna non lo ha mai voluto il cellulare. eppure ha avuto sette figli ed un marito solo. per tutta la vita. chissà se gli ha mai detto "ti amo"?
a.
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