Un paio di mesi fa eravamo al Verge di
Bricklane, un locale all'inizio della strada dalla parte di
Shoreditch Station, in cui andiamo qualche volta con gli altri per
finire il weekend con un debriefing riabilitativo. Tra l'altro
l'entrata è quella che si scorge alle spalle di Cesare Cremonini
quando si incontra con il protagonista ed un altro tizio nel suo
video di “Dicono di me”. Prima di andarsene dopo aver terminato
il proprio turno, uno dei baristi che lavora lì almeno da quando
abbiamo cominciato a frequentare il posto, venne come al solito a
scambiare qualche chiacchiera con noi al tavolo. Poi saluto tutti con
un sorriso, rivolgendosi a me, e soltanto a me, con "Ciao
vecchio!".
Ormai è un po' che ci ritroviamo in
quel bar per smaltire il sabato sera. Non è mai troppo affollato ed
il volume della musica permette di sopportare bene il mal di testa
che accompagna ogni after-party. Il tipo in questione quindi ci
conosce bene ed abbiamo anche la confidenza per raccontarci un po'
delle storie reciproche. Il nome ce lo ha detto sicuramente e gli
altri lo ricorderanno tutti, io ovviamente l'ho perso dietro qualche
birra e dentro i nuovi capelli bianchi. Comunque è spigliato come
solo i barman professionisti sanno essere ed anche giovanissimo, ha
metà secca dei miei anni. La prima volta che lo abbiamo incrociato
dietro le spine della birra ha iniziato subito a parlare, ma dopo
mezz'ora che mi sporgevo sul bancone per cercare di capire cosa
dicesse ed al mio dodicesimo "sorry", deve aver realizzato che oltre ad essere
vecchio ero anche sordo, e soprattutto che ero italiano. Ha quel
punto ha premuto quel tasto di commutazione segreto, che è nel
cervello di ogni poliglotta, e che io non ancora non ho trovato
trovato nel mio ed ha ricominciato tutto il discorso in veneto!
Abbiamo così scoperto che ha uno dei genitori del profondo nordest
ed anche se nato a Londra e cresciuto nei pub, ha coltivato un
dialetto degno di un leghista a Pontida.
Quindi quell'uscita la si potrebbe
imputare ad un eccesso di confidenza o forse non gli ho mai neanche
sottolineato abbastanza la mia sensibilità nei confronti dei
discorsi legati al tempo. È anche possibile che nella commutazione
linguistica si perda la riservatezza britannica per ritrovarsi
“socievolmente” italiani.
Qualunque sia la ragione lasciò cadere
quel macigno tra noi ed usci spensierato per godersi quel che restava
della notte.
Il suo saluto invece rimase sospeso tra
me e gli altri per degli istanti pieni di imbarazzo durante i quali
cercai di nascondere i capelli neri con la forza del pensiero e
distendere le rughe intorno agli occhi spalancandoli grottescamente
fino a sembrare un Alieno di Roswell. Alla fine per fortuna
intervenne Lorenzo, che è pure lui del nord-est come il barista
guascone, sostenendo che dalle loro parti quell'espressione, è un
modo piuttosto comune di salutarsi, a prescindere dall'età. Mentre
ci spiegava queste dinamiche sociologice, tutti trattenevano il fiato
rimbalzando lo sguardo tra lui e me per capire se il discorso facesse
presa nel mio proverbiale scetticismo. Alla fine quando videro che
tornavo a delle espressioni umane, esplosero contemporaneamente in
una sporta di ovazione collettiva, scambiandosi pacche sulle spalle e
indicando il salvatore con manate in aria come a dire “lo sapevo
io...”.
Ed in effetti la speculazione del mio
amico triestino era solida e strutturata per cui non ebbi davvero
difficoltà a credergli. Solo che oltre ad essere un abile oratore
Lorenzo è anche un caro amico, anzi credo di poter dire che è il
migliore che io abbia qui a Londra. Mi vuole bene e soprattutto in
questo momento per me “irrequieto”, so bene che potrebbe venir
meno alla sua tanto apprezzata onestà intellettuale per la mia
stabilità mentale.
La questione quella sera venne risolta
con un brindisi ai miei anni invisibili, ma la mattina dopo ero
pronto per affrontare l'emorragia di gioventù dalla mia pelle.
Davanti a me lo spettro del giorno in
cui per la prima mi avrebbero lasciato il posto a sedere sul bus .
Non che sia così sprovveduto da non
aver mai considerato tattiche preventive nei confronti dell'effetto
vintage. Solo che, escludendo a priori l'ipotesi della tinta ai
capelli (ho qualche volta carezzato l'idea di colorarli verde
militare quando saranno tutti bianchi ma non ho mai trovato sfumature
adatte...) fino ad ora mi ero limitato a pratiche saltuarie ed
improvvisate che si concentravano nei mesi invernali quando il
freddo, più che la paura di perdere appeal, rendono obbligatoria
qualche precauzione.
Quindi capitava che prima di entrare
nel letto spalmassi sulle mani quantità massicce di crema idratante,
talmente sproporzionate rispetto alla superficie disponibile che il
corpo si rifiutava di assorbire costringendomi così ad addormentarmi
in posizione supina, con le braccia fuori dalla coperta e le dita
incrociate sul petto.
Quando mi svegliavo la mattina erano
gonfie come marshmallow e del tutto prive di
sensibilità.
Comunque è un trattamento che pratico
ancora oggi, anche se con l'esperienza ho perfezionato le dosi e
regolarizzato le applicazioni.
Come pure ho inserito nella routine di
ogni giorno la crema per il corpo dopo la doccia. Prima la utilizzavo
soprattutto per ovviare a quel fastidioso prurito che prende alle
gambe ed alla schiena con l'arrivo delle prime tramontane mentre ora ha finalità prettamente estetiche.
Ora quasi non mi lavo se non ho la
possibilità di idratarmi subito dopo (quando il corpo è ancora
umido perché è così che va usata!).Certo perché ora la situazione era
molto più seria ed il rischio concreto.
Claudia lo scorso natale, come già
scritto altrove, aveva provato a suggerirmi uno spunto di riflessione
sui segni del tempo regalandomi una crema antiage per il viso, ma
come al solito, rifiutando ottusamente ogni idea di invecchiamento,
avevo attribuito al gesto un valore ironico, nel senso originario
della parola, ovvero <> (Giovani, carini e disoccupati - cit.)
e l'avevo riposta nel cassetto con il famoso totem di “Inception”.
Ma dopo quel “Ciao vecchio!” non
potevo più far finta di nulla, e le rassicurazioni del mio amico non
mi avevano affatto tranquillizzato.
Così da allora nel cassetto accanto al
letto non manca più la crema viso, quella mani ed il burro cacao che
anche se ancora senza un ferrea disciplina applico prima di andare a
dormire.
Molto più rigoroso sono invece con lo
stesso set che porto nello zaino quando vado a lavoro e che per star
dietro ai miei tempi da centometrista, sono costretto a tirar quando
sono già sulla Northern Line. Come un novello Fantozzi ho a
disposizione tre fermate, da Old Street a London Bridge per
punteggiarmi il viso delicatamente e poi spalmare la magica pozione
con movimenti circolari. Mentre per le mani devo sfruttare il
passaggio sulla Jubilee Line da London Bridge a Southwark (Non
provateci nemmeno! La parola si trova su Wikipedia nella “Lista dei nomi inglesi dalla pronuncia controintuitiva” - Southwark, Greater
London – /ˈsʌðərk/; (sŭdh′·ərk); locally [ˈsʌvək];
(sŭv′·ərk)).
Ovviamente non sono ancora arrivato a
portarmi uno specchietto da cipria per verificare la riuscita delle
operazioni e per il momento mi quindi limito a verificarla dalle
espressioni di quelli che mi siedono davanti mentre tiro fuori tubi e
flaconi dallo zaino e mi spargo roba ovunque.
Ad ogni modo dopo qualche settimana di
trattamento mi sentivo piuttosto soddisfatto dei risultati raggiunti
ed ottimista sull'evoluzione, finché una decina di giorni fa, mentre
correvo come al solito da una lavoro all'altro, un signore con una
reflex digitale enorme mi ferma e mi chiede se può fotografarmi per
un suo progetto di ritratti urbani. Sapete bene quanto sia timido
all'obiettivo e quanto mi si debba pregare in queste situazioni.
Quindi neanche il tempo di lasciargli spiegare il suo libro ed ero lì
a sfoderare la mia famosa magnum mentre lui cercava lo sfondo
migliore per contrastare i dettagli. Tre click sintetici e poi lo
scambio di indirizzi per farsi mandare gli scatti via posta
elettronica.
Dopo due ore mi arriva la sua mail con oggetto “Yes, but”?
Ora è vero che ero nel mezzo di una
crisi nerissima, ero così sottoalimentato da pesare 63 chili scarsi,
che dormivo 4 ore per notte e che per di più quel maniaco aveva smarcato il mio 3/4 migliore, per di più usando una focale talmente corta da rintracciare ogni ruga e già gli
orecchini erano fuori fuoco< però ero sul serio convinto, come Ugo Tognazzi di “Romanzo Popolare”, di essere ringiovanito in maniera
evidente. Eppure le foto, nonostante avessi seguito il motto di
qualcuno per il quale "Se sorridi vengono meglio" (vabbè lei lo dice
perché sostiene che la vita va affrontata nello stesso modo),
francamente non erano riuscite come me l'aspettavo.
Così da quando ho visto quegli allegati ho preso due importanti decisioni: la prima è che nessuno vedrà mai quegli scatti a grandezza naturale. La seconda è che non mi avvicinerò mai più ai “Priority Seats”.
Almeno finché non avrò un figlio :)
Così da quando ho visto quegli allegati ho preso due importanti decisioni: la prima è che nessuno vedrà mai quegli scatti a grandezza naturale. La seconda è che non mi avvicinerò mai più ai “Priority Seats”.
Almeno finché non avrò un figlio :)
a.
a parlar di creme, poi ti chiedi il motivo delle tue visite dal sito "viagresco"!
RispondiEliminap.s.: "cit." e non "citaz."!
ciao Vecchio, ci vediamo venerdì.
Bei momenti.
meglio sabato 31...
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