giovedì 29 marzo 2012

Ciao Vecchio! - Day DCCVIII


Un paio di mesi fa eravamo al Verge di Bricklane, un locale all'inizio della strada dalla parte di Shoreditch Station, in cui andiamo qualche volta con gli altri per finire il weekend con un debriefing riabilitativo. Tra l'altro l'entrata è quella che si scorge alle spalle di Cesare Cremonini quando si incontra con il protagonista ed un altro tizio nel suo video di “Dicono di me”. Prima di andarsene dopo aver terminato il proprio turno, uno dei baristi che lavora lì almeno da quando abbiamo cominciato a frequentare il posto, venne come al solito a scambiare qualche chiacchiera con noi al tavolo. Poi saluto tutti con un sorriso, rivolgendosi a me, e soltanto a me, con "Ciao vecchio!".
Ormai è un po' che ci ritroviamo in quel bar per smaltire il sabato sera. Non è mai troppo affollato ed il volume della musica permette di sopportare bene il mal di testa che accompagna ogni after-party. Il tipo in questione quindi ci conosce bene ed abbiamo anche la confidenza per raccontarci un po' delle storie reciproche. Il nome ce lo ha detto sicuramente e gli altri lo ricorderanno tutti, io ovviamente l'ho perso dietro qualche birra e dentro i nuovi capelli bianchi. Comunque è spigliato come solo i barman professionisti sanno essere ed anche giovanissimo, ha metà secca dei miei anni. La prima volta che lo abbiamo incrociato dietro le spine della birra ha iniziato subito a parlare, ma dopo mezz'ora che mi sporgevo sul bancone per cercare di capire cosa dicesse ed al mio dodicesimo "sorry", deve aver realizzato che oltre ad essere vecchio ero anche sordo, e soprattutto che ero italiano. Ha quel punto ha premuto quel tasto di commutazione segreto, che è nel cervello di ogni poliglotta, e che io non ancora non ho trovato trovato nel mio ed ha ricominciato tutto il discorso in veneto! Abbiamo così scoperto che ha uno dei genitori del profondo nordest ed anche se nato a Londra e cresciuto nei pub, ha coltivato un dialetto degno di un leghista a Pontida.

Quindi quell'uscita la si potrebbe imputare ad un eccesso di confidenza o forse non gli ho mai neanche sottolineato abbastanza la mia sensibilità nei confronti dei discorsi legati al tempo. È anche possibile che nella commutazione linguistica si perda la riservatezza britannica per ritrovarsi “socievolmente” italiani.
Qualunque sia la ragione lasciò cadere quel macigno tra noi ed usci spensierato per godersi quel che restava della notte.

Il suo saluto invece rimase sospeso tra me e gli altri per degli istanti pieni di imbarazzo durante i quali cercai di nascondere i capelli neri con la forza del pensiero e distendere le rughe intorno agli occhi spalancandoli grottescamente fino a sembrare un Alieno di Roswell. Alla fine per fortuna intervenne Lorenzo, che è pure lui del nord-est come il barista guascone, sostenendo che dalle loro parti quell'espressione, è un modo piuttosto comune di salutarsi, a prescindere dall'età. Mentre ci spiegava queste dinamiche sociologice, tutti trattenevano il fiato rimbalzando lo sguardo tra lui e me per capire se il discorso facesse presa nel mio proverbiale scetticismo. Alla fine quando videro che tornavo a delle espressioni umane, esplosero contemporaneamente in una sporta di ovazione collettiva, scambiandosi pacche sulle spalle e indicando il salvatore con manate in aria come a dire “lo sapevo io...”.
Ed in effetti la speculazione del mio amico triestino era solida e strutturata per cui non ebbi davvero difficoltà a credergli. Solo che oltre ad essere un abile oratore Lorenzo è anche un caro amico, anzi credo di poter dire che è il migliore che io abbia qui a Londra. Mi vuole bene e soprattutto in questo momento per me “irrequieto”, so bene che potrebbe venir meno alla sua tanto apprezzata onestà intellettuale per la mia stabilità mentale.

La questione quella sera venne risolta con un brindisi ai miei anni invisibili, ma la mattina dopo ero pronto per affrontare l'emorragia di gioventù dalla mia pelle.
Davanti a me lo spettro del giorno in cui per la prima mi avrebbero lasciato il posto a sedere sul bus .
Non che sia così sprovveduto da non aver mai considerato tattiche preventive nei confronti dell'effetto vintage. Solo che, escludendo a priori l'ipotesi della tinta ai capelli (ho qualche volta carezzato l'idea di colorarli verde militare quando saranno tutti bianchi ma non ho mai trovato sfumature adatte...) fino ad ora mi ero limitato a pratiche saltuarie ed improvvisate che si concentravano nei mesi invernali quando il freddo, più che la paura di perdere appeal, rendono obbligatoria qualche precauzione.
Quindi capitava che prima di entrare nel letto spalmassi sulle mani quantità massicce di crema idratante, talmente sproporzionate rispetto alla superficie disponibile che il corpo si rifiutava di assorbire costringendomi così ad addormentarmi in posizione supina, con le braccia fuori dalla coperta e le dita incrociate sul petto.
Quando mi svegliavo la mattina erano gonfie come marshmallow e del tutto prive di sensibilità.
Comunque è un trattamento che pratico ancora oggi, anche se con l'esperienza ho perfezionato le dosi e regolarizzato le applicazioni.
Come pure ho inserito nella routine di ogni giorno la crema per il corpo dopo la doccia. Prima la utilizzavo soprattutto per ovviare a quel fastidioso prurito che prende alle gambe ed alla schiena con l'arrivo delle prime tramontane mentre ora ha finalità prettamente estetiche.

Ora quasi non mi lavo se non ho la possibilità di idratarmi subito dopo (quando il corpo è ancora umido perché è così che va usata!).Certo perché ora la situazione era molto più seria ed il rischio concreto.
Claudia lo scorso natale, come già scritto altrove, aveva provato a suggerirmi uno spunto di riflessione sui segni del tempo regalandomi una crema antiage per il viso, ma come al solito, rifiutando ottusamente ogni idea di invecchiamento, avevo attribuito al gesto un valore ironico, nel senso originario della parola, ovvero <> (Giovani, carini e disoccupati - cit.) e l'avevo riposta nel cassetto con il famoso totem di “Inception”.
Ma dopo quel “Ciao vecchio!” non potevo più far finta di nulla, e le rassicurazioni del mio amico non mi avevano affatto tranquillizzato.
Così da allora nel cassetto accanto al letto non manca più la crema viso, quella mani ed il burro cacao che anche se ancora senza un ferrea disciplina applico prima di andare a dormire.
Molto più rigoroso sono invece con lo stesso set che porto nello zaino quando vado a lavoro e che per star dietro ai miei tempi da centometrista, sono costretto a tirar quando sono già sulla Northern Line. Come un novello Fantozzi ho a disposizione tre fermate, da Old Street a London Bridge per punteggiarmi il viso delicatamente e poi spalmare la magica pozione con movimenti circolari. Mentre per le mani devo sfruttare il passaggio sulla Jubilee Line da London Bridge a Southwark (Non provateci nemmeno! La parola si trova su Wikipedia nella “Lista dei nomi inglesi dalla pronuncia controintuitiva” - Southwark, Greater London – /ˈsʌðərk/; (sŭdh′·ərk); locally [ˈsʌvək]; (sŭv′·ərk)).
Ovviamente non sono ancora arrivato a portarmi uno specchietto da cipria per verificare la riuscita delle operazioni e per il momento mi quindi limito a verificarla dalle espressioni di quelli che mi siedono davanti mentre tiro fuori tubi e flaconi dallo zaino e mi spargo roba ovunque.
Ad ogni modo dopo qualche settimana di trattamento mi sentivo piuttosto soddisfatto dei risultati raggiunti ed ottimista sull'evoluzione, finché una decina di giorni fa, mentre correvo come al solito da una lavoro all'altro, un signore con una reflex digitale enorme mi ferma e mi chiede se può fotografarmi per un suo progetto di ritratti urbani. Sapete bene quanto sia timido all'obiettivo e quanto mi si debba pregare in queste situazioni. Quindi neanche il tempo di lasciargli spiegare il suo libro ed ero lì a sfoderare la mia famosa magnum mentre lui cercava lo sfondo migliore per contrastare i dettagli. Tre click sintetici e poi lo scambio di indirizzi per farsi mandare gli scatti via posta elettronica.
Dopo due ore mi arriva la sua mail con oggetto “Yes, but”?
Ora è vero che ero nel mezzo di una crisi nerissima, ero così sottoalimentato da pesare 63 chili scarsi, che dormivo 4 ore per notte e che per di più quel maniaco aveva smarcato il mio 3/4 migliore, per di più usando una focale talmente corta da rintracciare ogni ruga e già gli orecchini erano fuori fuoco< però ero sul serio convinto, come Ugo Tognazzi di “Romanzo Popolare”, di essere ringiovanito in maniera evidente. Eppure le foto, nonostante avessi seguito il motto di qualcuno per il quale "Se sorridi vengono meglio" (vabbè lei lo dice perché sostiene che la vita va affrontata nello stesso modo), francamente non erano riuscite come me l'aspettavo.
Così da quando ho visto quegli allegati ho preso due importanti decisioni: la prima è che nessuno vedrà mai quegli scatti a grandezza naturale. La seconda è che non mi avvicinerò mai più ai “Priority Seats”.
Almeno finché non avrò un figlio :)

a.

3 commenti:

  1. a parlar di creme, poi ti chiedi il motivo delle tue visite dal sito "viagresco"!

    p.s.: "cit." e non "citaz."!

    ciao Vecchio, ci vediamo venerdì.

    Bei momenti.

    RispondiElimina
  2. thanks for sharing,life is not easy, live at this moment,relax urself, more useful information and fun activity on san jose body rubs, u can find what u want,u will see ur sunshine again.

    RispondiElimina