Giovedì scorso mi sono visto con
Alberto, un ragazzo con cui ho lavorato da Biagio i primi tempi che
ero qui a Londra. Gli avevo mandato un messaggio il giorno prima
perché era un da po' che non ci sentivamo e anche perché sapevo che
sarebbe dovuto passare in questo periodo per qualche giorno. Avevo
voglia di vederlo e quello sarebbe stato il momento perfetto per una
lunga chiacchierata e due birre, come quando ci capitava qualche
volta in passato. Dopo 5 minuti mi aveva risposto scrivendomi che era
appena sbarcato all'aeroporto di Stanstead e che ci saremmo potuti
incontrare direttamente il l'indomani per una pinta a Soho.
Così il giorno successivo ci siamo
trovati in un pub del centro con la voglia di aggiornarci avidamente
su tutto quello che era successo nel frattempo. Mentre eravamo seduti
a ridere delle solite stupidaggini e lagnarci delle imperfezioni
della vita è entrato uno di quei tipi che i primi tempi che arrivi
in Inghilterra hai la tentazione di seguire per capire cosa facciano
nella vita. Se hanno un guardaroba, una casa e delle abitudini
coerenti a quella immagine surreale che portano in giro con tanta
disinvoltura. Oppure se sono solo il frutto della voglia di stupire, endemica in questa cultura in cui la rincorsa all'eccentrico è uno
stile diffuso.
Dopo un po' impari a non restarne più
sorpreso perché qua è difficile trovare un filo logico a ciò che
ti capita intorno o almeno guardi con noncuranza per nascondere
quello stupore da turista che dopo qualche mese di vita qui non puoi
più permetterti. Sostanzialmente diventi uno snob che finge di non
sorprendersi più di nulla e indica queste situazioni agli amici
appena arrivati o a chi è in visita, per gustarne il disorientamento
e sfoggiare di contro un'impassibile distrazione, salvo poi spiare di
nascosto ogni dettaglio.
Comunque il personaggio di questa
storia non era neanche particolarmente originale. dopo
quasi due anni ne abbiamo visti di migliori. La giacca pesante a
quadretti, il gilet di tela e bottoncini portato a pelle e i
pantaloni a scacchi sapientemente troppo corti per mettere in mostra
le scarpe nere bombate lo rendevano più adatto alla parte della
volpe nel musical di pinocchio che a quella di “Man of the night”. Neanche la bombetta piena di piume e pietruzza calzata sulla pelata
lucidissima bastava a dargli il giusto fascino.
Divertente sì, ma nulla a confronto, giusto per fare un esempio, alla vecchietta di OldCompton Street, stessa zona, incontrata mesi prima con Nancy. Lei aveva quella tipica sobrietà anglosassone. Un perfetto coordinato nero e bianco di Tailleur Chanel, camicia, guanti di pizzo e pochette. Era commovente come una nonna ed i suoi morbidi capelli bianchi la rendevano ancora più elegante. In realtà non l'avremmo notata se non avesse attraversato quella via affollatissimo e colorata con una enorme rivista patinata in mano, che mostrava ai passanti ridendo ogni volta come se la stessero sottoponendo alla tortura del solletico.
Divertente sì, ma nulla a confronto, giusto per fare un esempio, alla vecchietta di OldCompton Street, stessa zona, incontrata mesi prima con Nancy. Lei aveva quella tipica sobrietà anglosassone. Un perfetto coordinato nero e bianco di Tailleur Chanel, camicia, guanti di pizzo e pochette. Era commovente come una nonna ed i suoi morbidi capelli bianchi la rendevano ancora più elegante. In realtà non l'avremmo notata se non avesse attraversato quella via affollatissimo e colorata con una enorme rivista patinata in mano, che mostrava ai passanti ridendo ogni volta come se la stessero sottoponendo alla tortura del solletico.
Fermava chiunque incontrasse, donne,
uomini o coppie che fossero, mostrandogli le pagine interne del
giornale ed esplodendo contemporaneamente in una rista piena e
liberatoria. Eravamo troppo incuriositi da quella scena così dopo
averne studiato un po' la traiettoria ondivaga ci siamo decisi a
cambiare marciapiede per intercettarla.
Arrivati a tiro a la scena si è
ripetuta con lo stesso copione: ci a puntati diretta, si è
avvicinata aprendo una delle pagine centrali di quel grosso volume e fissandoci negli occhi per cercare la nostra
attenzione lo ha girato per metterci a favore di
lettura. Mentre lei nuovamente impazziva di gioia isterica io e
Nancy che eravamo pronti a sfoderare un sorriso di comprensione, ci
siamo invece congelati (ovviamente per motivi diversi) con lo sguardo su quelle foto che ritraevano nudi integrali di bellissimi, superdotati e soprattutto eccitati, modelli di quella che era una
rivista porno per gay! Vivevamo a Londra entrambi da più di un anno
ormai ma quello era "sorprendente" anche per noi. Così mentre noi
riordinavamo lei idee, l'arzilla signora ci salutava proseguendo
oltre con qualche borbottio e tagliando l'aria in alto con la mano, come a
rimproverare se stessa del tempo perso in gioventù dietro la
rigorosa etichetta britannica ed allo stesso tempo ammonirci dal non
vivere con la stessa inutile prudenza finché erravamo ancora
nell'età giusta per godere di tanta grazia.
Dopo incontri di questo spessore quindi,
era stato abbastanza facile per noi quella sera, lanciare uno sguardo
distratto al tipo, per tornare subito alle nostre
confidenze. Il resto del locale invece non lo aveva neanche
registrato. Evidentemente lui non aveva gradito la stroncatura della
sua interpretazione ed era corso ai ripari chiamando quella che forse
era la volpe nello spettacolo che avevano in programma. Questo non
solo era entrato in scena indossando un assortimento così
improbabile di indumenti da potero imputare soltanto ad un lavaggio
sbagliato, ma si muoveva tra i tavoli con la sua birra
gocciolante in una mano ed una massiccia sega circolare nell'altra.
Era proprio una sega da falegname,
forse serviva all'attore che interpretava Geppetto, di quelle da
banco, con la base pesante ed il braccetto per alzare la lama, ed
appoggiandola con decisione sul tavolo del suo amico come se avesse
sistemato l'attrezzo, ci aveva lanciato un'evidente occhiata di
sfida.
Alberto non era riuscito a trattenere
un commento, comunque pieno di dignità: ”beh siamo a Londra... che
fai non ti porti una sega al pub?!”. Intanto il resto degli avventori continuava a collezionare annoiato fondi di schiuma esausta.
Lo show aveva sortito l'effetto
desiderato e i due sembravano godersi lo stupore suscitato nei due
italiani sprovveduti. Anche noi ne avevamo abbastanza di quello
spettacolo era il momento della sigaretta finale prima del commiato.
Un ultimo sguardo agli attori ed eravamo fuori per le ultime battute.
Alberto continuava la serata con gli altri amici arrivati con lui dall'Italia, mentre io me ne andavo a casa senza altre tappe intermedie.
Era stata una serata all'altezza delle aspettative. Abbiamo sempre un
sacco da raccontarci quando ci incontriamo e ci viene naturale
affidarci l'un l'altro per avere uno sguardo diverso sulle nostre
scelte. Il saluto così ogni volta è sempre malinconico anche
se abbiamo la certezza che non mancheranno altre occasioni. L'abbraccio è stato forte e sincero. Un po' più lungo di
quelli che ti dai qua con gli amici che rivedrai la settimana
successiva. Giusto il tempo vedere il gatto che si allontanava dal
pub lentamente, infilandosi una mano dietro, sotto la giacca, per
tirarne fuori una soffice, vaporosa e lunghissima coda.
Ve lo giuro. È tutto vero.
Chiedete ad Alberto.
a.
ecco che ti amo!
RispondiEliminaanche io...
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