mercoledì 19 maggio 2010

... neanche se sei Eddie Merckx - Day IXXX

oggi avevo voglia di di dolore. di punirmi. ma non ho il coraggio di prendere una lama e segnarmi le braccia. neanche le patologie psichiatriche mi riescono in maniera decente. così mi attacco ad internet e mi vado a cercare tutto il male che posso trovare in rete. in questo sono bravo. potrei guadagnarci dei soldi. trovo sempre il modo di saltare divieti, password e accessi vietati. conosco una quantità di modi per tirar via le protezioni alle armi con cui decido di colpirmi. ed alla fine trovo sempre qualcosa di sufficientemente affilato da tagliarmi a fondo, con un bella ferita che dura giorni. un pugno nella pancia a ricordare le colpe di cui non ci si può liberare con un salto di due ore e uno stravagante lavoro malpagato. ricordare se possibile. sicuramente pagare ed espiare. ho cominciato a cedere alla tentazione della penitenza ieri sera al lavoro. un turno potenzialmente pericoloso si è rivelato inconsistente per la mia incapacità di collaborare alla maggior parte delle portate in comanda. mentre i lavapiatti preparavano panini e impiattavano senza alcuna fatica io ho iniziato di nuovo a sentirmi incompleto e marginale. a chiedermi il senso di quel lavoro; a faticare nel trovare una spiegazione a tutto quello che sto vivendo qua. mi sono chiuso in un silenzio autistico fino a chiusura per poi andarmene con i miei più tipici propositi terroristici a girarmi nella testa. appena salito in metro ho sentito un granchio mordere la gola, stringendo il respiro e scaldando l'aria che iniziava a stentare. ho provato a resistere e distrarmi, a leggere, a controllare il petto. a pensare ad un weekend possibile, al compleanno di mamma, ad una nuova sistemazione. non è servito neanche a ritardare. dopo due minuti cancellavo furiosamente nomi dalla rubrica del cellulare, schiacciando con violenza ogni volta che il display incredulo mi chiedeva conferma del “delete”. cancellato! cancellato! cancellato! ho giustiziato una ventina di innocenti. la mania di onnipotenza frustrata segna sempre l'inizio di queste crisi. condanne contro nomi che non hanno garantito l'attenzione minima al mio bisogno di commiserazione e compassione. ho eliminato voci che tenevo da oltre dieci anni. amici che un tempo sono stati la mia quotidianità, colleghi a cui devo molto, sorrisi che mi hanno negato ogni diritto. gli illustri superstiti di altre storiche epurazioni stavolta non si sono potuti salvare. non è servito a nulla, non ero riuscito a lasciarmi addosso il sapore del rimpianto patetico. dovevo distruggere qualcosa di più grosso e dalle conseguenze più devastanti. quando è così attacco la stabilità emotiva ed le poche certezze che di solito caratterizzano la mia vita. è così che ho mandato a puttane amicizie, lavori e relazioni. è in questo modo che poi la disperazione è diventata ancora più solitaria. dovevo lasciare il lavoro che mi toglie tutto il tempo a disposizione, quella casa dove non parlo inglese e forse mandare a cagare tutti, seminando amici e parenti così da vivere una mediocrità senza aspettative, scivolando verso il silenzio di chi non resiste più alla coerenza delle esistenze altrui.
la notte è durata le tre ore di sonno che mi sono concesso e stamattina ero deciso ad avvertire il manager della mia rinuncia a fine mese. per fortuna non ho trovato il coraggio. ma arrivato a in camera per la pausa, il vuoto della mia casella email ho di nuovo scatenato la rabbia autodistruttiva che si è lanciata alla ricerca della più banale tra le punizioni. ora mi sento soddisfatto. non ho più forza di colpirmi ancora. tra 5 minuti andrò al lavoro completamente sfatto in attesa che un'altra sera mi accompagni fino giorno successivo, dove non avrò altro da fare che aspettare l'arrivo di quello dopo.

a.

1 commento:

  1. Dai cazzo Gianluca smettila di giudicarti! Ti devi aiutare mica flagellarti ad ogni occasione! CRP Ale
    La word verification era nerbo, Ahahahahaha. Sempre CRP...

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